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GIOVANNI FRANCESCO TUZZOLINO

Tra Palermo e Agrigento. Note per una poetica della deriva

Abstract

La strada che irrompe nelle campagne tra arse dal sole tra il Tirreno al Mare africano è un’architettura estesa, una stratificazione di segni. Rappresenta un attraversamento fisico ma anche umano, che ha sfidato tempo e distanze, corrodendo e disegnando la superficie complessa di un territorio trasversale. In passato ha aperto il locus conclusus dei piccolissimi recinti urbani a un’inedita dimensione geografica. È stata promessa di sviluppo e il progetto sospeso d’intere generazioni. Da esso sono nate nuove città invisibili, sistemi di relazioni sovrapposte che hanno coinvolto campagna e infrastrutture, natura e artificio. Sulla strada, ancora oggi, si esprime la forza violenta di una trasformazione sempre più sorda e indifferente, alimentata com’è da un’atopia globalizzante. In un paesaggio della deriva in perenne trasformazione, nella definitiva ammissione dell’effimero e del precario, in uno spazio che vuol dimenticare il tempo, che si annida la chiave ermeneutica del progetto. si annida l’ermeneutica del progetto. E l’architettura, come Fantaisie impromptu, dovrà ridare Bellezza ai luoghi in continuo divenire, nello slittamento continuo delle possibilità.