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VALERIA SCAVONE

Akragas Agrigento. Il mediterraneo e le migrazioni

Abstract

Nuove società e geografie riconfigurano città e territori attuali. In che modo lavorare perché le città cessino di subire le etnie e guardino verso una integrazione “plurale” che difenda le singole identità e che consenta una pacifica convivenza (Stevan, 1997)? Dal 1948, anno della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, molti anni sono trascorsi e molti documenti si sono succeduti identificando diritti e doveri degli abitanti senza alcuna discriminazione. Come intervenire per favorire il processo delineato oggi particolarmente attuale? Tra le aree sensibili, la regione agrigentina, centro del fronte africano della Sicilia che si affaccia sul Mediterraneo accoglie quotidianamente decine di extracomunitari sbarcati a Lampedusa. Agrigento, Akragas, che per le sue vicissitudini storiche potrebbe essere il simbolo della tolleranza, sta avviando il cammino verso l’interetnia, superando conflitti, pregiudizi ed emarginazione? Patrimonio dell’umanità per la Valle dei Templi ma anche simbolo dell’edificazione selvaggia, può divenire modello di una compresenza della cultura greca, musulmana e cattolica? Potrebbe costituire, per la sua collocazione geografica, - oggi come in passato - il “ponte” con il continente africano? A queste domande prova a rispondere il contributo affinchè si arrivi ad una città plurale, "ricca di spazi e di esperienze accessibili e condivise” (Amendola, 2007).