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VALERIA SCAVONE

Oltre le trasformazioni pianificate: il caso della rinascita della Scala dei Turchi.

  • Autori: SCAVONE
  • Anno di pubblicazione: 2017
  • Tipologia: eedings
  • Parole Chiave: paesaggio, urbanistica, abusivismo, azione pubblica
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/286041

Abstract

Quando le trasformazioni urbane, regolarmente pianificate, vengono osteggiate dall’azione pubblica in nome un bene superiore, ecco che questa azione diventa emblema di una politica attenta e attiva. Il richiamo alla responsabilità decisionale sulle scelte delle trasformazioni risulta più che mai attuale e condivisibile, soprattutto in presenza di siti dall’estrema fragilità. Il contributo riguarda lo studio di un caso: un lungo processo che ha portato al parziale recupero di una porzione di paesaggio costiero del fronte africano della Sicilia, la Scala dei Turchi, in aperto contrasto con trasformazioni immaginate, e in parte realizzate, in passato che ne consentivano l’edificazione a fini turistico-ricettivi. Oltre la retorica del consumo di suolo, quanto avvenuto si configura concretamente nel riscatto di una comunità che ha lottato per liberare il proprio territorio da metri cubi di cemento il cui effetto devastante travalicava il soil sealing ed ogni altra drammatica conseguenza dell’urban sprawl. Il processo, che ha visto protagonista la scalinata di pietra calcarea bianca, fino a qualche anno addietro deturpata da edificazioni insensate, ha recentemente meritato dal Mibact la menzione “Legalità e paesaggio, lotta all’abusivismo attraverso la valorizzazione delle qualità territoriali”, in occasione della selezione per la candidatura italiana al Premio Paesaggio del Consiglio d’Europa, anche per la straordinaria sinergia che si è innescata tra cittadini, Associazioni e Pubblica Amministrazione. Il valore di questa forte azione pubblica - sostenuta dalle associazioni - è stato sia nella salvaguardia ambientale e nel recupero paesaggistico, sia nella vittoria dell'interesse pubblico su quello privato, ma anche nell’aver contribuito a innescare il germe della rinascita della matrice identitaria del paesaggio che ha visto uniti amministratori e comunità nel contrastare trasformazioni scorrette. Il processo di "Liberare la bellezza", nella sinergia tra azione pubblica e comunità, si ritiene possa innescare nuove riflessioni sia all’interno dell’ambito accademico sia, e soprattutto, all’interno del dibattito politico e ai decisori cui spetta il compito di gestire le trasformazioni pianificate da altri.