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VALERIA SCAVONE

Un parco rurale tra memoria e contemporaneità

Abstract

Nell’intento di affrontare alcuni dei problemi che caratterizzano il territorio delle aree interne della Sicilia - abbandono delle campagne, spopolamento dei centri abitati, declino economico e sociale - il contributo propone una strategia che miri a instaurare relazioni materiali e immateriali di lunga distanza. I presupposti si fondano sulla sollecitazione offerta, tra il 1933 e il 1937, dalla porzione di territorio rurale a cerniera delle province di Agrigento, Caltanissetta e Palermo come esempio di sperimentazione di appoderamento sparso, secondi i principi dell’assetto del Latifondo Siciliano quando si ritenne opportuno definire un sistema di borghi a struttura gerarchica per intervallare l’immobilismo di servizi e la vasta estensione. Pro¬ponendosi come archetipo all’interno di un più esteso progetto di paesaggio, il parco rurale proposto propone la messa in rete di tali borghi rurali con le risorse naturali e culturali, nell’intento di coinvolgere - in nome della multifunzionalità (Magnaghi, 2010) - anche l’offerta eno-gastronomica, facendo quindi leva sul valore del patrimonio immateriale. Il parco rurale, reso permeabile grazie ad interventi di riqualificazione infrastrutturale volti a un attraversamento “lento”, è concepito come un nuovo spazio aperto ad azioni di iniziativa pubblico-privata con significati e valenze innovative: rappresenta, infatti, il luogo, in senso geografico e concettuale, nel quale attivare forme di attività partendo dalla condivisione di un patrimonio che potrebbe fungere da elemento rafforzativo del senso di appartenenza della comunità insediata. Nell’ambito dell’area studiata, i borghi rurali preesistenti acquistano nuovi ruoli e funzioni in un sistema policentrico e multipolare, dove i caratteri propri del territorio divengono le¬va di uno sviluppo fondato sulla storia, la creatività, l’innovazione e la ricerca, con evidenti ricadute anche in termini di tutela paesaggistica e ambientale.