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ROSARIO SCHICCHI

Interventi di conservazione degli alberi monumentali in Sicilia

Abstract

Gli alberi monumentali, elementi fra i più appariscenti del mondo vegetale, possono essere considerati beni unici ed irripetibili. Essi rappresentano un peculiare aspetto della biodiversità che deve essere tutelato e valorizzato alla stessa stregua dei monumenti in pietra, dei centri storici, delle grandi strutture architettoniche (Schicchi & Raimondo, 1999). Negli ultimi anni in Sicilia, come in altre regioni italiane, le iniziative volte alla conoscenza di questo particolare patrimonio culturale si sono intensificate, grazie alla sensibilità di diversi enti territoriali (comuni, province, regioni, parchi naturali). Per questa stessa regione, Schicchi & Raimondo (2005, 2006, 2007) e Schicchi (2006) hanno effettuato diverse indagini che hanno permesso di individuare oltre 600 grandi alberi e arbusti, differenti per età, dimensioni, forma, portamento e rarità botanica, nonché per il loro legame con l’arte, la letteratura, la storia, le tradizioni locali e il paesaggio circostante. Trattasi di straordinari esemplari di specie indigene, selvatiche o coltivate, afferenti ai generi Abies, Acer, Arbutus, Betula, Castanea, Celtis, Ceratonia, Crataegus, Cupressus, Genista, Fagus, Fraxinus, Ilex, Malus, Myrtus, Olea, Ostrya, Phillyrea, Pistacia, Pinus, Populus, Prunus, Pyrus, Quercus e Taxus. Recentemente, Raimondo & Schicchi (2008) hanno posto all’attenzione nuove tipologie di monumenti arborei guardando non solo al singolo albero ma anche a insiemi come il “gruppo”, il “popolamento” la “formazione”. Le indagini di campo, oltre all’identificazione dei singoli individui ed ai dati relativi alla loro ubicazione, hanno permesso di raccogliere numerose informazioni sulle caratteristiche morfologiche degli esemplari, sul loro stato vegetativo e fitosanitario e sui problemi relativi alla loro conservazione. Per quanto attiene a quest’ultimo aspetto, diversi sono gli interventi necessari alla salvaguardia delle piante monumentali: alcuni hanno valenza sia per le piante ubicate all’interno dei boschi sia per quelle presenti negli agrosistemi tradizionali, mentre altri sono specifici per ognuno dei due differenti contesti ambientali. Interventi comuni riguardano l’esecuzione di: - puntuali operazioni dendrochirurgiche per limitare i danni provocati dai funghi agenti della carie del legno che decompongono oltre alla cellulosa e alle emicellulose delle pareti cellulari anche la lignina; - interventi di drenaggio per impedire il ristagno dell’acqua piovana nelle cavità scavate dalla carie nelle branche e nel fusto; - asportazione di rami e branche danneggiati, spezzati o disseccati che rappresentano vie di accesso per diversi parassiti, disinfettando le superfici di taglio per proteggere le ferite allo scopo di evitare l’ingresso di insetti e spore fungine agenti delle carie del legno; - interventi selvicolturali per mantenere o migliorare le condizioni vegetative degli esemplari in quanto i funghi che provocano la carie del legno, oltre che dai danneggiamenti della corteccia e delle radici, sono favoriti dai fattori che provocano stress agli alberi, fra cui la carenza di luce, i ristagni di acqua, i terreni molto compattati, la prolungata siccità. Per le piante in bosco sono necessari interventi di conservazione finalizzati: - all’asportazione, dai rami e dalle branche, di pericolosi ospiti come Viscum album e Loranthus europaeus che provocano un decadimento delle condizioni vegetative; - a liberare la pianta monumentale dall’eccessivo ombreggiamento e/o dalla costrizione operata da epifite, in particolare Hedera helix subsp. helix; - a rimuovere le conifere esotiche introdotte con l’attività di rimboschimento (Pinus sp. pl., Cedrus sp. pl., Abies sp. pl., ecc.) che, oltre a banalizzare il paesaggio locale, facilitano la propagazione di eventuali incendi. Per le piante presenti negli agrosistemi tradizionali, soprattutto in prossimità della rete viaria, si rendono, talvolta, nece