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MICHELE SBACCHI

New Tents

Abstract

L’antropologia ha avuto un notevole impatto sulla cultura moderna specialmente nel rimarcare come le diversità culturali esistenti siano poco adeguate alla universalizzazione proposta dalla tecnologia. Lo spazio e la città, naturalmente, non fanno eccezione. La revisione dell’approccio ortodosso del Movimento Moderno operata dal Team X era basata su questo cambiamento culturale, epitomizzato dalle scoperte di Levi Strauss, un riferimento primario per quegli architetti. Naturalmente il contesto culturale era molto più ampio, in quanto comprendeva, fra l’altro, la sociologia, l’arte e l’esistenzialismo. Citiamo semplicemente le fondamentali teorie di Paul Ricoeur sui rischi della universalizzazione. Sin da allora le “culture altre” non furono più del tutto oscurate dall’idea tecnocratica di progresso. Le città e gli spazi non Occidentali divennero così un riferimento non marginale. L’idea di mat-building degli Smithson, giusto per citare un esempio, fu concepita all’interno di questo nuovo atteggiamento. In quei tempi gli antropologi dovevano recarsi nei cosiddetti “paesi stranieri”. E allo stesso modo facevano gli architetti: van Eyck per esempio. Al giorno d’oggi per confrontarci con altre società non abbiamo bisogno di viaggiare: esse stesse raggiungono il mondo occidentale in un esodo senza fine. Eppure la visione ampia di quegli architetti necessita di essere ulteriormente ampliata e parzialmente modificata. Siamo infatti perentoriamente chiamati a concepire una futura architettura per una società che non è semplicemente multirazziale. Infatti il fenomeno della migrazione è colossale e i migranti non sono solo “sradicati” e “senzatetto”, ma anche “senza spazio”. Una condizione complessa che determina uno scenario molto diverso dal semplice “scambio culturale” degli anni Sessanta. L’architettura deve ripensare la nozione di insediamento, e riconsiderare le condizioni “nomadica” ed “effimera.” Le Corbusier, curiosamente, conferì ad un accampamento di tende il primato di architettura originaria. Questa sua gerarchia inaspettatamente fu profetica, così come la tenda di Quatremere o la capanna di Laugier. Un inusuale ritorno alle origini permea la nostra futura visione di un mondo costituito dalla presenza dell’architettura “primitiva” delle baracche e dei campi profughi. Notevoli sono i risvolti architettonici di città dove le parti effimere diventeranno crescentemente estese.