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MASSIMO STARITA

L'interpretazione dei trattati che determinano frontiere

Abstract

L'articolo intende dimostrare che l'interpretazione dei trattati che determinano frontiere presenta interessanti differenze rispetto alle regole codificate nella Convenzione di Vienna. Più precisamente. per quanto concerne gli effetti giuridici, i trattati in materia di fontiere sono stati interpretati secondo le direttive metodologiche indicate nella Convenzione di Vienna, attribuendo peraltro una certa importanza al principio della "stabilità delle frontiere". Un approccio diverso è generalmente adottato invece per quanto riguarda l'interpretazione delle clausole che definiscono le frontiere dal punto di vista del loro contenuto. In primo luogo, il principio della stabilità delle frontiere non svolge un ruolo particolare in questi casi. In secondo luogo, arbitri e giudici internazionali seguono una metodologia interpretativa che si fonda su un ragionamento di tipo non-sillogistico. Ciò in quanto la netta separazione, prescritta dal sillogismo giuridico, tra le questioni attinenti all''interpretazione delle regole (la premessa maggiore del sillogismo) e questioni attinenti alla prova dei fatti (la premessa minore), è illusoria nel campo dei trattati che determinano frontiere, a causa della stretta relazione esistente tra l'identificazione degli elementi geografici, da un lato, e l'interpretazione dei testi e delle cartine geografiche, da un altro lato.