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LAVINIA SCOLARI

Debito e ingratitudine: la sovversione del tumulo donum nelle Troades di Seneca

Abstract

Il contributo indaga il sovvertimento delle dinamiche di dono e debito nelle Troades senecane, alla luce dei modelli etici illustrati nel De beneficiis. Nella tragedia, Seneca riscrive la relazione di reciprocità vigente tra Achille e i Greci secondo il modello analogico del debito. L’ombra di Achille, infatti, accusa gli Achei di sottrarre gli honores dovuti ai suoi Mani, dando prova di ingratitudine. Come praemium, l’eroe esige quindi il sacrificio di Polissena, che rappresenta un sovvertimento della pratica rituale dei doni ai morti. Per comprendere il significato antropologico di questa lettura, si opererà un confronto ragionato tra la rappresentazione della prassi cultuale con cui a Roma si onoravano i defunti, che serviva a placare le ombre e a garantirne l’esclusione dal mondo dei vivi (Ov., Fasti 2, 533-56; 569-70), e le particolari inferiae descritte nelle Troades. In esse, la sovrapposizione del rito delle nozze al culto dei morti – che i Romani avvertivano come estremamente sovversiva, al punto da vietarla esplicitamente (Ov., Fasti 2, 557-62 e Fasti 5, 485-90) – è usata da Seneca per accentuare l’empietà pretesa da Achille, che implica l’inversione della categoria positiva del tumulo donum.