Il corpo della parola. Inni, poemi e performance nell'India antica e contemporanea
- Autori: Igor Spano
- Anno di pubblicazione: 2021
- Tipologia: Curatela
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/570605
Abstract
Nella storia culturale dell’India la riflessione sulla Parola e sui suoi molteplici significati attraversa ambiti e discipline diversi, intersecantisi a loro volta tra loro, nelle riflessioni che riguardano il mito, il rituale, la poesia, la scienza, la storia, il teatro, in una serie incessante di implicazioni e di allusioni che potremmo descrivere come un albero, le cui vertiginose ramificazioni abbracciano un arco di tempo che si estende dal corpus vedico all’India contemporanea. I diversi aspetti e i vari usi della parola investono sia il contesto pubblico sia quello privato, la sfera politica così come quella religiosa, dove performance, dottrine, riti e speculazioni fissano i confini tra ambiti ordinari ed extra-ordinari, creando una rete di corrispondenze che spesso mettono a dura prova lo studioso che intende cogliere i molteplici aspetti della Parola, soprattutto quando tali aspetti accompagnano e giustificano una dimensione di indicibilità e inesprimibilità, di cui solo gli dèi custodiscono la complessità. Questo universo di parole, nelle descrizioni degli autori antichi, fornisce a noi lettori moderni una ricchezza culturale difficile da dominare, dove le parole prodotte sono state tramandate, dibattute, difese, credute, un universo di parole dove la verità si mescola sempre con la menzogna. Su questo regno del verosimile, ingannevole e al tempo stesso rivelativo delle verità più profonde, la Parola in persona rivendica la sua sovranità: «io sono la regina […] la prima tra coloro a cui si deve offrire» (aháṃ rā́ṣṭr̥ī […] prathamā́ yajñíyānām, R̥V X, 125, 3a).