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FLAVIA SCHIAVO

Chiese, moschee e sinagoghe: la luce di Dio scrive la città

Abstract

Il saggio tratta della edificazione di edifici religiosi all'epoca del massimo sviluppo di New York, e del loro ruolo in relazione alla formazione della città e nell'organizzazione dei gruppi etnici che vi afferivano. A New York City la commistione tra il sacro e il sociale si è espressa con pienezza, per ragioni storiche, politiche e geografiche, per l’esiguità dello spazio dell’Isola di scisto (solo 87 kmq) e per la componente multietnica propria della città. La presenza di numerose etnie e di forze in opposizione (i gruppi di potere, il contropotere degli abitanti, il potere del “sottogoverno” e dei bosses) ha prodotto un sistema urbano che, pur mostrando una compagine coerente (ma non omogenea) riguardo agli edifici istituzionali e un network caratterizzato da un’enorme differenziazione economica, ha dato vita a un’aggregazione di luoghi diversi, i quartieri, che avevano, spesso e soprattutto durante la fase in cui la città cresceva grazie alle migrazioni (XIX e inizio del XX secolo), edifici di culto al proprio “centro” (non geometrico) che fungevano da poli sociali, sia in termini di assistenza, sia di regolazione dei comportamenti, sia come “formazioni a cuneo” di lotta o resistenza, come accadeva a Harlem dall’inizio del XX secolo fino agli anni ’60 del Novecento, nelle Chiese battiste attive per quanto attiene la questione razziale e la protezione delle minoranze afro-americane.