Salta al contenuto principale
Passa alla visualizzazione normale.

FILIPPO SCHILLECI

Rigenerazione urbana e sostenibilità sociale: pratiche a confronto

Abstract

Nello scenario post-crisi attuale, che ha visto la sensibile riduzione delle risorse pubbliche per i progetti di rigenerazione urbana, in molte realtà urbane italiane e non solo, stiamo assistendo alla crescita di una serie di pratiche urbane micro-spaziali che stanno ridisegnando gli spazi urbani. Si tratta di esperienze che diversi studiosi hanno definito come ‘insurgent’, ‘do-it-yourself’ (DIY), ‘guerrilla’, ‘everyday’, ‘participatory’ e/o ‘grassroots’ urbanism (Haydn and Temel, 2006; Borasi and Zardini, 2008; Chase et al., 2008; Burnham, 2010; Hou, 2010; Zeiger, 2011) e che si caratterizzano per una capacità proattiva che sfida gli approcci tradizionali delle politiche urbane e le loro modalità di risolvere i problemi. Se accogliamo come ipotesi di lavoro che il carattere innovativo della rigenerazione urbana risiede nel suo essere una politica che sviluppa azioni integrate a carattere fisico ed economico con un’enfasi particolare sull’inclusione sociale, la recente letteratura sull’innovazione sociale ci spinge ad un necessario confronto con le pratiche di progettazione e realizzazione collettiva “dal basso” degli spazi urbani, in un processo di mutuo apprendimento fra i diversi soggetti (cittadini/istituzioni). In questo quadro generale, particolarmente significative risultano le esperienze di rigenerazione avviate a Palermo in cui lo spazio urbano risulta “conteso” tra pratiche informali avviate dagli abitanti e politiche urbane ufficiali avviate dall’Amministrazione comunale. Obiettivo del contributo è quello di interrogarsi su come tali pratiche possano concorrere alla formulazione di una nuova forma di politica di rigenerazione urbana in grado di generare una città più giusta e democratica.