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ETTORE SESSA

Vocazione ludica e arte della villeggiatura

Abstract

A Palermo la fenomenale estensione, dell’ultimo quarto del XIX secolo, anche alla media e piccola borghesia (oramai consolidatesi economicamente e divenute nuove protagoniste delle dinamiche urbane) di quella vocazione ludica storicamente appannaggio della classe egemone locale è all’origine nel 1911 della fondazione della città giardino balneare Mondello in concomitanza con la bonifica della relativa palude. La conseguente formazione di un intero centro urbano del “tempo libero” nell’area più a nord della ex Tenuta della Real Favorita è subito seguita dai più circoscritti, ma ugualmente rimarchevoli, anche se solo sul piano del patrimonio edilizio, quartieri stagionali a Sferracavallo e a Barcarello, Santa Flavia e Casteldaccia. È un vero e proprio sistema di insediamenti stagionali questo della costa della provincia di Palermo che si conclude a Termini Imerese, località che è, al tempo stesso, manifestazione dell’ideale decadente dei “luoghi del non essere” (con la presenza del complesso del Grand Hôtel delle Terme), ed espressione diretta sia di una cultura del profitto, sia di un’attenzione ai temi eugenico-salutiferi. Nel 1906 proprio da questa storica cittadina (che nel periodo conosce una sua felice stagione industriale) prende l’avvio la prima Targa Florio che, grazie all’attrazione esercitata subito dall’arduo circuito delle Madonie, avrebbe funzionato come richiamo per il lancio della Sicilia quale meta ideale di un turismo elitario.