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ETTORE SESSA

La riforma di E. Basile del complesso all’Arenella della Tonnara Florio: le origini dell’imprenditoria climatico-sanitaria a Palermo sul Crepuscolo della Belle Époque

Abstract

Il progetto di Basile per la trasformazione in struttura d’uso complessivo della Tonnara Florio dell’Arenella passa da ben cinque versioni planimetriche (contrassegnate in sequenza con numeri romani). Di questo singolare incarico, che Basile deve avere affrontato non senza qualche riserva vista l’inevitabile trasfigurazione dell’oramai storicizzato corpo di fabbrica dei «Quattro Pizzi» (piccola ma incisiva stereometria che ancora all’epoca rivestiva il ruolo di riferimento costiero nell’ambito del Golfo di Palermo, e per di più ideata da Giachery, maestro di suo padre), non si conoscono modalità realizzative, effettivi desiderata della committenza e previsioni di spesa. Fra gli elaborati di progetto ad oggi reperiti (ma non è detto che non ve ne siano altri), oltre alle cinque planimetrie e all’unico disegno di prospetto, relativo all’alzato del fronte verso il golfo che potrebbe appartenere tanto alla quarta quanto alla quinta versione, non figurano né schizzi né studi preparatori e nemmeno sezioni e particolari architettonici o costruttivi. Eppure è evidente che, ad onta di un ordinamento generale chiaro fin dall’inizio, non pochi dovettero essere i ripensamenti durante l’iter progettuale; è, tra l’altro, verosimile che le diverse soluzioni, rappresentate con lo stesso grado di approfondimento grafico, siano state redatte da Basile per fornire, evidentemente su richiesta, alla committenza alcuni margini di scelta, tuttavia su uno stesso tipo di organismo architettonico che fa da comune denominatore per le diverse versioni (una prassi consueta all’epoca per committenze di rilievo, solitamente pubbliche, le cui propensioni Basile era solito pilotare in maniera subliminale con studiate difformità rispetto alla versione che voleva fare adottare). Il nuovo complesso avrebbe avuto quattro nuovi corpi di fabbrica intorno al cortile originario, all’uopo impiantato con un giardino minimo che nella prima planimetria presenta un disegno, replicato con varianti correttive nelle altre versioni, ad aiuole informali ritagliate da un doppio sistema di viali (uno primario carrozzabile tracciato con andamento ellissoide per raccordare l’androne d’ingresso con il portico di accesso al salone, e uno secondario a rete di sentieri), ed un’ala ad avancorpo (per stanze da letto, comparti di servizi igienici e salotti) prominente sulla scogliera che, una volta edificata sulla terrazza della preesistenza, avrebbe dovuto incapsulare il mulino a vento realizzato da Giachery, la cui memoria sarebbe stata richiamata nella terrazza di copertura da un torrino merlato, con pianta di forma ottagonale, e sul prospetto da uno pseudo avancorpo in falso (impostato sulla fascia marcapiano).