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ETTORE SESSA

L'architettura dei padiglioni dell'alimentazione e della ristorazione nelle esposizioni dell'Oltremare del Secondo Imperialismo

Abstract

Il periodo compreso fra le rivoluzioni liberali del 1848 e lo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939 (che dà il via al tramonto della cosiddetta “età aurea” del sistema capitalista e della supremazia del “vecchio continente” sul resto del mondo), pur in maniera difforme, è caratterizzato da un nuovo scenario economico e tecnologico della civiltà occidentale che riconosce nelle grandi esposizioni internazionali e nazionali, ma anche in quelle regionali e coloniali, le sedi più idonee per azioni di propaganda commerciale e politica. L’origine del genere delle esposizioni coloniali, che prende il via in sordina e con sensibile ritardo, è puramente mercantilistica e si manifesta inizialmente solo nelle aree economicamente più forti dei domini d’oltremare, a cominciare dalla Esposizione Coloniale di Melbourne del 1866. Del tutto estranee alle culture locali dei popoli dominati esse puntavano sulle produzioni agricole, zootecniche e tutt’al più estrattive dei possedimenti d’oltremare; erano, di fatto, fiere campionarie di colonie intese come grandiosi empori. Tuttavia proprio perché esenti dai vincoli di ufficialità delle nazioni dominanti i padiglioni alimentari e per la ristorazione delle esposizioni coloniali, in quanto settore sussidiario, si dimostrarono ottimali laboratori progettuali sia per esotiche realizzazioni iperboliche sia per innovative sperimentazioni di nuove forme architettoniche.