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ETTORE SESSA

Poggioreale

Abstract

POGGIOREALE Comune della Valle del Fiume Belice devastato dal sisma della notte fra il 14 e il 15 gennaio del 1968 che causò 3 morti e 31 feriti, su una popolazione di poco più di 2.700 abitanti, e la distruzione dell'80% del patrimonio edilizio (che oltre ad un apprezzabile tessuto urbano contava anche architetture significative, fra cui il teatro eclettico ed edifici religiosi del XVIII secolo). Nel 1961 il vecchio centro urbano contava 2.698 abitanti contro i 3.349 del 1931, ridottisi poi nel nuovo insediamento a 1.926 nel 1971, fino ad arrivare nel 2011 a 1.576 residenti. Prossima all'autostrada Palermo-Mazara la cittadina di Poggioreale Nuova è collegata alla SS 119, tra Alcamo e Castelvetrano (a 65 Km da Trapani). La ricostruzione per Trasferimento Totale di questo comune (soggetto, quindi, ad una vera e propria rifondazione come soli altri tre della ricostruzione del Belice, quali Gibellina, Montevago e Salaparuta) rientra nel Piano Comprensoriale n. 4 realizzato dall'Istituto per lo Sviluppo dell’Edilizia Sociale (I.S.E.S.) nell'ambito del Piano Territoriale di Coordinamento n. 8 della Sicilia Occidentale. L'area individuata, di poco più di 105.000 metri quadrati in contrada Mandra di Mezzo, insiste su un’area collinare a poco meno di 200 m.s.m. (in prevalenza su un pendio con un solo settore sul crinale), giudicata sostanzialmente idonea (a meno, poi, di impegnative opere di bonifica e protezione geologica), non molto distante dal vecchio centro e da questo dominato senza, tuttavia, continuità di alcun genere, se non quella stradale. Quest'ultimo, a 406 m.s.m., è in un territorio di tufo calcareo o di breccia conchigliare (con sismicità di prima categoria) del bacino del fiume Belice. Il piano, realizzato sul progetto di massima di Marcello Fabbri, prevedeva un totale di 932 alloggi, dei quali solo 128 a totale carico delle stato con i rimanenti a contributo parziale, e la dotazione di un considerevole nucleo di servizi (asilo nido, centro civico, centro commerciale, centro sociale, mercato coperto, mattatoio, nucleo giochi, scuola elementare scuola materna, scuola media, unità sportiva , ovviamente, edifici religiosi), molti dei quali non realizzati. Il nuovo impianto urbano, come quello di Salaparuta, il cui progetto di massima è di Paolo Sadun e dello stesso Marcello Fabbri, e come nel caso di Calatafimi e di Sambuca (gli unici due fra i comuni soggetti a ricostruzione per Trasferimento Parziale e, non a caso, anch'essi realizzati anche con il contributo progettuale di Marcello Fabbri), è improntato ad una concezione formalistica basata su contrasti fra ortogonalità, spesso traslate o ruotate di 45°, di sistemi di trame viarie ad andamento spezzato e di lottizzazioni per case a schiera reiterate in batteria. Tre fulcri centrici, due circolari ed il terzo (sul margine meridionale) semicircolare, intercettano l'orditura dell'impianto stradale. Di essi i primi due contribuiscono a dissimulare la matrice trapezoidale del settore urbano di maggiore estensione e al tempo stesso costituiscono elementi generatori di sottosistemi geometrici di comparti urbani adiacenti o ritagliati nel margine meridionale dello stesso. Il terzo fulcro costituisce uno dei terminali dell'impianto le cui attrezzature pubbliche avrebbero dovuto essere realizzate prevalentemente nel comparto tangente al fulcro circolare intermedio, a sua volta destinato ad accogliere il nucleo giochi. Fra le poche opere della categoria delle attrezzature pubbliche, previste fin dall’inizio dal piano, riveste un ruolo di un certo rilievo il complesso per alloggi e negozi del Centro Civico, Sociale e Commerciale progettato da F. Donato ed E. Piroddi e realizzato a partire dal 1976 (improntato a formalistici richiami brutalisti e a riduzioniste suggestioni metaboliste), mentre l’informale Chiesa e Complesso Parrocchiale di L. Papi e il razionale Mattatoio di N. Rallo non furono realizzati. Negli anni Ottanta in