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CATERINA SCACCIANOCE

La retroattività della lex mitior nella lettura della giurisprudenza interna e sovranazionale: quali ricadute sul giudicato penale?

  • Autori: SCACCIANOCE, C.
  • Anno di pubblicazione: 2013
  • Tipologia: Articolo in rivista (Articolo in rivista)
  • Parole Chiave: Giudicato penale - Lex mitior - retroattività - successione di leggi - Corte EDU - sentenze gemelle - interpretazione conforme
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/93418

Abstract

Dopo un breve inquadramento sistematico del principio di retroattività della legge penale più favorevole, l’Autrice si sofferma sulle più importanti pronunce sul tema emesse sia dalla Corte costituzionale sia dalle Sezioni Unite, ponendo l’accento sull’incidenza che ha avuto la sentenza “Scoppola” della Corte EDU del 17 settembre 2009, con la quale i Giudici di Strasburgo, mutando il precedente orientamento, hanno affermato che l’art. 7, § 1 della Convenzione non garantisce solamente il principio di non retroattività delle leggi penali più severe, ma impone altresì che, nel caso in cui la legge penale in vigore al momento della commissione del reato e quelle successive adottate prima della condanna definitiva siano differenti, il giudice deve applicare quella le cui disposizioni sono più favorevoli al reo, con la conseguenza che, nell’ipotesi di successione di leggi penali nel tempo, costituisce violazione dell’art. 7, § 1, CEDU l’applicazione della pena più sfavorevole. Se, quindi, in un primo momento l’art. 3 Cost. rappresentava il solo parametro al quale ancorare la legittimità costituzionale della normativa in deroga al principio de quo, oggi la Corte costituzionale dovrà verificare la contestuale legittimità della norma derogatoria ai sensi del parametro di cui all’art. 117 Cost., in quanto richiamante l’art. 7, § 1, CEDU. Si riflette, ancora, su come l’obbligo per lo Stato, ormai sancito anche a livello europeo, di far beneficiare l’imputato dell’applicazione della pena a lui più favorevole entrata in vigore dopo la commissione del reato comporti apprezzabili ricadute in tema di giudicato penale, la cui intangibilità sembra ormai destinata a cedere di fronte alle evocate esigenze di giustizia sostanziale sottese nel nuovo diritto fondamentale europeo. In particolare l’attenzione è rivolta alle implicazioni connesse al problema dell’efficacia delle sentenze europee nell’ordinamento interno, specie quando alla decisione sovranazionale sono riconosciute le caratteristiche della “sentenza pilota”. Infine l’Autrice affronta il problema della retroattività dell’abolitio criminis di matrice giurisprudenziale alla luce della rigida posizione adottata dalla Corte costituzionale.