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ANDREA SCIASCIA

Quando i recinti tracimeranno. Lo sprawl e le insulae dello ZEN 2

Abstract

Dal 1989 mi interesso al quartiere ZEN di Palermo, al quale ho dedicato la tesi di dottorato, alcuni articoli, una monografia, molte lezioni, diversi progetti e, ovviamente, moltissimi sopralluoghi. Sono trascorsi, quindi, circa venti anni dalla fase iniziale di studio e ho avuto modo, in questo periodo, di seguire quelle trasformazioni che, insieme al quartiere, hanno riguardato l’area più a nord della Piana dei Colli. Punti di vista privilegiati per seguire e comprendere tali mutamenti sono il Monte Pellegrino e la strada panoramica che, almeno per una parte, si srotola, come un nastro, lungo il fianco che limita ad est il parco de La Favorita. Da molti degli sguardi offerti dal monte, cerniera tra il golfo di Palermo e quello di Mondello, lo ZEN emerge come un fulcro a sé stante, reso tale dalla sua conformazione e dalla strada che lo circonda, a tutti gli effetti una circonvallazione, che, come un vallo medievale o una più banale e deforme ciambella, sottolinea l’insediamento. Il quartiere che avrebbe dovuto essere la testata conclusiva della espansione nord della città, come previsto dal PRG del 1962, è divenuto, più che punto conclusivo dello sviluppo urbano, so- glia di inizio di una nuova parte di Palermo che, con difficoltà, si può de- finire periferia. Chiarire il perché oggi il quartiere ZEN non è più soltanto periferia, implica la ripetizione, almeno su un piano metaforico, di quella procedura che porta i miopi, naturalmente, a contrarre l’iride, lasciando passare solo quei fasci luminosi privi di rifrazioni; grazie a tale selezione riescono, anche se per pochi istanti e con qualche sforzo, a mettere a fuoco.In questo panorama anche i più convinti detrattori del quartiere ZEN e del- lo ZEN 2, in particolar modo, dovranno riconoscere che il quartiere resta l’unica possibilità su cui investire, affinché un cuore urbano rimanga a pulsare in un’area che resta paradigmatica per definire lo sprawl e che pur tuttavia non è più periferia.