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ANDREA SCIASCIA

Tra monadi e tessuti preesistenti

Abstract

Il rapporto che un progettista ha con la propria città natale è una delle prime fonti da indagare per comprendere se e in che modo alcune peculiarità dello spazio urbano, vissuto quotidianamente, trovano eco o si rispecchiano integralmente nel lavoro dello stesso architetto. Seguendo tale direzione di approfondimento, si vogliono inquadrare i progetti di Angelo Torricelli per Milano, proponendo un iniziale confronto fra due di erenti affermazioni. La prima di Chiara Baglione, la seconda dello stesso Torricelli. Dalle due frasi sembra scaturire, di fatto, una coincidenza fra il modo di essere di una città, Milano per l’appunto, e le qualità intrinseche delle architetture di Torricelli, in grado di tenere insieme più scale di intervento. E, senza alcuna forzatura, si può sostenere che il modo di progettare dell’uno si rispecchia nell’identità architettonica e urbana dell’altra. L’iniziale messa a fuoco del punto di vista è soltanto una delle modalità possibili per leggere i nove “progetti in forma di ritratto” ma serve con immediatezza a capire che i ritratti di Milano coincidono con gli autoritratti del modus operandi dell’architetto. Infatti dal gioco di immagini ri esse, di svelamenti o se si preferisce di invenzioni e cioè di ritrovamenti, emerge una narrazione di Milano e dell’architettura di Angelo Torricelli.