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ANDREA SCIASCIA

Interazioni metropolitane

Abstract

Difficile presentare la ricerca di Giovanni Battista Cocco e Adriano Dessi escludendo quanto è accaduto negli ultimi mesi in seguito alla pandemia. Se si dovesse procedere nella riflessione senza tenere conto della diffusione del virus SARS-Cov-2 e della infezione Covid-19, ne scaturirebbe un quadro distorto e forse si apprezzerebbe solo in parte il lavoro dei due ricercatori che, osservando una specifica condizione metropolitana, ne palesano le peculiarità e, utilizzando il progetto di architettura come strumento di indagine, le potenzialità. Perché richiamare la pandemia se il volume è stato concluso poco prima che la sciagura si propagasse? Perché le conseguenze del virus hanno messo in crisi, in generale, l’abitare dell’uomo sulla terra e, in particolare modo, il modus vivendi delle grandi concentrazioni urbane nelle quali sono emerse, con maggiore evidenza, quelle contraddizioni accumulatesi per decenni. Ragionare, quindi, su un’area metropolitana – quella di Cagliari osservata da Sestu – si trasforma in una occasione rilevante per comprendere la distanza esistente tra i limiti di una legislazione erga omnes – quella per le aree metropolitane italiane – e le specificità di un contesto difficilmente assimilabile ad altri e quindi incomprensibile attraverso modelli apriori. Quale è la sfida dei due ricercatori? Dimostrare, trattando il caso di Sestu, che esistono delle alternative ad un sistema metropolitano mono gravitazionale in cui un unico fuoco irradia l’insieme dei satelliti. Alcuni di questi elementi, pur non essendo del tutto autonomi, hanno delle qualità complementari a quelle della città capoluogo. Passando in rassegna i casi studio: Il colle della cura, La quota intermedia, La quinta abitata, Spessori di margine, Recinti rurali, Moduli d’agro, questi si offrono alla ‘sostanza’ metropolitana come spazi urbani risparmiati da un complessivo fenomeno di subsidenza che ha riguardato l’intero territorio di Sestu.