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SIMONE RAMBALDI

Il valore dell’alta statura: spunti di riflessione sulla proceritas nelle rappresentazioni storiche romane

Abstract

Il contributo è dedicato all’impiego iconografico della proceritas, l’alta statura, nell’arte ufficiale romana. Per indicarne l’importanza, già nella pittura funeraria etrusca è noto l’uso di raffigurare personaggi diversamente dimensionati. Nell’arte romana tale fenomeno è ben conosciuto nelle produzioni private mentre è più raro sui monumenti pubblici. In questo tipo di opere e in analogia al suo significato in Etruria, la proceritas ha la funzione di mettere in risalto una particolare figura. Così nel rilievo che decora l’Ara Pacis Augusto è leggermente più alto delle persone che lo circondano. Allo stesso modo sul cosiddetto Altare del Belvedere conservato ai Musei Vaticani il princeps è raffigurato più alto rispetto agli altri personaggi scolpiti nel rilievo. L’impiego della proceritas sui monumenti pubblici diviene più consueto a partire da Traiano. Secondo l’autore tale espediente, pur non essendo sempre impiegato, non indicava solo le differenze di rango, ma poteva servire per altri scopi, in primo luogo di natura compositiva. Nei rilievi raffiguranti la sottomissione dei nemici di Roma esso aveva inoltre una funzione celebrativa, rendendo più evidente il divario tra vincitore e vinto. Un vero e proprio impiego sistematico della proceritas avvenne solo nell’età di Costantino, quando l’alta statura dell’imperatore costituì un topos comune a scultura e letteratura encomiastica.