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GIUSEPPE ROCCARO

Soggetto e statuto della filosofia prima in Averroè

Abstract

La questione sul soggetto proprio della metafisica è scolasticamente proposta anche da Duns Scoto come l’aporia tra la tesi di Avicenna (ens in quantum ens) e al tesi di Averroè (Deus et Intelligen-tiae) che mette in alternativa tra la formalizzazione avicenniana, tesa a costituire una teoria del sog-getto della scienza prima, e il commento averroistico teso a determinare l’orizzonte di senso e il fondamento per la filosofia prima. È posto a tema l’atto conoscitivo in atto come tensione alla verità: a cominciamento della lectio, che riguarda l’atto conoscitivo radicalmente pensato, è assunta la prospettiva di fondazione del rapporto tra la metafisica e il soggetto che le compete. Questa è la tesi espressa da Averroè nel suo Proemio del commento all’ultimo libro della Metafisica aristotelica: l’ultimità necessaria del libro L espone la tesi della retrocessione al principio che non è il cominciamento assoluto, ma l’ultimo verso cui si esercita la potenza della filosofia prima costituita come scienza. Il percorso dei libri della Metafisica di Aristotele dal libro a al libro I tende alla determinazione del principio e manifesta per ciascuno di essi la relazione intrinseca e necessaria all’aporia della scienza considerata come un’arte, cioè come capacità di fondare il rapporto al soggetto che le compete. Tra a (speculazione intorno alla verità) e L 10 (scienza della sostanza prima come principio attingibile solo alla fine) l’atto del conoscere è metafisico perché si svolge dialetticamente: è, infatti, quasi un atto di riflessione teoretica (G) che, riguardando il principio in quanto primo, si attua nella necessa-ria considerazione relativa al modo stesso della considerazione. La preliminare esplicazione del cammino di apprendimento aristotelico-averroista apre alla determinazione di un nome nuovo per la metafisica ovvero quello di ‘filosofia speculativa’ in quanto la considerazione delle cose trova il suo orizzonte di inerenza dato nella verità ultima. Se sulla linea interpretativa di Alessandro d’Afrodisia tre sono i passi del percorso metafisico -teoria della verità come cominciamento, teoria della sostanza come termine e teoria del soggetto come atto di mediazione-, da Averroè è proposto il commento come l’atto capace di una visione u-nitaria del percorso stesso in cui si rivela un ordine intrinsecamente necessario al discorso, fondato sulla doppia ipotesi di G 1: l’esistenza di una scienza come teoria dell’ente in quanto ente e la sua determinazione come ricerca dei principi primi. L’ente in quanto ente è il limite definito dell’atto della filosofia prima, mentre l’evidenza della so-stanza (L) assume il ruolo di principio di discriminazione per gli altri libri della metafisica distinti in libri del dubbio-risoluzione (a-I) e libri della confutazione (M-N), cui consegue la partizione dell’atto conoscitivo. Ma il doppio atto di considerazione proprio della scienza prima è un atto di riflessione che termina nella dimostrazione dell’unicità della scienza prima sul fondamento del concetto di implicazione, che esprime la relazione della considerazione del soggetto alla considerazione dei suoi conseguenti. L’esame dialettico del libro B, allora, rileva l’andamento dialettico del percorso speculativo secon-do medierà e secondo atto di oscillazione tra scienza e sapienza, cioè secondo la contraddizione come condizione necessaria per l’acquisizione della scienza. Il soggetto della scienza prima è determinato come soggetto di inerenza del principio in quanto ac-cidente proprio, che fa da inizio all’atto di attraversare l’aporia dell’unità sia nella direzione dell’universalità della scienza sia nella direzione dell’unicità del principio.