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CIRUS RINALDI

Verso la "devianza" emancipativa. L'omosessualità negli studi di sociologia della devianza dagli anni Venti alla fine dei Settanta in America

  • Autori: RINALDI, C
  • Anno di pubblicazione: 2008
  • Tipologia: Capitolo o Saggio (Capitolo o saggio)
  • Parole Chiave: omosessualità; devianza emancipativa; GLBT studies; teorie sociologiche e omosessualità
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/38834

Abstract

Questo lavoro intende ricostruire i principali percorsi interpretativi della sociologia della devianza e del mutamento sociale misurandoli direttamente con le rappresentazioni che, all’interno della medesima disciplina vengono fornite del concetto di omosessualità (maschile). Si è deciso di analizzare i lavori susseguitisi dai primi anni Venti alla fine degli anni Settanta in America senza voler fornire una ricostruzione storica rigorosa dell’evolversi della disciplina. Piuttosto, preme considerare gli sviluppi più salienti che permettono di “apprezzare” non soltanto il dissolversi e l’opacizzazione del concetto di devianza, ma anche il progressivo mutamento nelle rappresentazioni teoriche dell’omosessualità. La scelta della periodizzazione e del contesto culturale è stata dettata da due ragioni. In primo luogo, dalla scarsità, all’interno del dibattito sociologico italiano, di lavori e ricerche che abbiano analizzato il rapporto tra elaborazione teorica e disciplinare e produzione di sapere intorno alle diversità sessuali nel periodo in oggetto; in secondo luogo, dalla necessità di designare, seppure idealmente, il contesto nordamericano come laboratorio in cui è stata sperimentata l’azione e la mobilitazione collettiva dei gruppi GLBT nei confronti del “sapere” ufficiale. La mia attenzione sarà rivolta alla trattazione dell’omosessualità in lavori che per certi tratti, e in casi specifici, sono da considerarsi pionieristici. Nell’analisi, inoltre, non ci si può esimere dal riconoscere l’influenza1 che diverse tradizioni ed assetti disciplinari (per prime la sessuologia, la psicologia e l’antropologia) hanno avuto nei confronti delle teorizzazioni sociologiche, sebbene per motivi di spazio non si possano analizzare in questa sede i rapporti tra le varie discipline. Con ciò non si sostiene che non siano esistite (e che non esistano) sociologie e trattazioni sociologiche dell’omossesualità dotate di un assetto autonomo, di uno statuto sociologico, ma che l’indipendenza sociologica nello studio delle “deviazioni sessuali” e dei sexual offenders non sia da far risalire alle categorie interpretative classiche, all’autonomia semantica della disciplina, quanto piuttosto alle elaborazioni di un pubblico più vasto, non necessariamente specialistico ed accademico. Più sinteticamente, la sociologia (della devianza) si libera dalle dipendenze nei confronti delle istanze e degli assunti psicoanalitici, positivisti o innatisti, autonomizzandosi proprio grazie ad approcci “empatici”ed alle elaborazioni degli attivisti GLBT. Molti sociologi della devianza e criminologi hanno utilizzato l’omosessualità come concetto con cui confrontarsi, come categoria euristica immediatamente disponibile. Le opere classiche di sociologia della devianza proliferano di ripetuti riferimenti alle devianze sessuali e alla sessualità come sfera della trasgressione e della perversione potenziale. Questo perché, probabilmente sin dalle sue origini, la sociologia si è occupata del normale accadere delle cose ovvero dei “fatti” normali, usuali, tipici. La sociologia della devianza, invece, ha rivolto la propria attenzione a tutti quei fenomeni inusuali, anormali, atipici con la preoccupazione di normalizzarli. È possibile ipotizzare che le diverse posizioni non siano mai state neutrali, quanto piuttosto che abbiano sempre, implicitamente o esplicitamente, indicato il patologico ora per frenarne gli effetti di disgregazione (come in Durkheim), ora per adattarlo o accomodarlo (come nei concetto di adaptment o adjustment già in uso presso i teorici della Scuola di Chicago) oppure (come nel funzionalismo parsonsiano), per sanzionarlo in vista dell’integrazione, “normalizzarlo” per sbarazzarsene. Oltre a citare didascalicamente il caso dell’omosessualità come esempio di comportamento deviante, molti dei sociologi della devianza e