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PIERFRANCESCO PALAZZOTTO

Andrea del Brescianino e Giovanni Gili restaurati

  • Autori: Palazzotto, P; Sebastianelli, M
  • Anno di pubblicazione: 2010
  • Tipologia: Monografia (Monografia o trattato scientifico)
  • Parole Chiave: Brescianino; Piccinelli; Giovanni Gili; scultura lugnea; pittura senese; Madonna col Bambino; pittura rinascimentale; scultura rinascimentale; restauro; museo diocesano di Palermo
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/61199

Abstract

Il volume, che fa parte di una collana seguita da un prestigioso comitato scientifico internazionale, affronta in maniera interdisciplinare il restauro e lo studio storico artistico di due opere del Museo Diocesano di Palermo. Il metodo utilizzato, invalso tra le buone pratiche nell'ambito delle teorie del restauro, ha incrociato e confrontato le informazioni derivanti dal cantiere di restauro - osservazioni dirette, analisi chimiche microinvasive, indagini di vario genere - con le osservazioni di natura formale e più pertinenti allo studio storico-artistico, di concerto alla ricerca storica e documentaria. Il risultato è stato del tutto innovativo in entrambi i casi. Il primo contributo riguarda una tavola della prima metà del XVI secolo registrata negli inventari del museo come opera di Andrea del Brescianino, pittore raffaellesco di ambito senese. Le ricerche hanno consentito di recuperare l’origine di questa informazione, dovuta a Bernard Berenson, che è stata confermata, nonché la provenienza della pittura, del tutto sconosciuta, e un’altra tavola di soggetto analogo e di storica collezione locale che è apparsa però una copia forse ottocentesca. Lo studio ha confermato anche la corretta rimozione del non originale perizoma, valutazione concordata durante le operazioni di restauro, sulla base del rinvenimento di documentazione inedita. Il secondo intervento ha interessato una statua lignea policroma firmata e datata 1542 da Andrea Gili. Anche in questo caso si sono confermati alcuni dati, come la veridicità dell’iscrizione relativamente all’autore, tramite riferimenti documentari, che fanno dell’opera un’importantissima reliquia della scultura lignea rinascimentale in Sicilia, restituendo all’autore palermitano un secondo manufatto superstite, rispetto all’unico noto da oltre un secolo. Le analisi di laboratorio del restauratore insieme alle riflessioni dello storico dell’arte hanno consentito di precisare come erronea e comunque posticcia l’iscrizione citata, frutto probabilmente di un intervento di restauro del XVII secolo, pure segnalato nello stesso brano, cosa che ha comportato un errore nella data, non 1542 ma 1532. Lo studio ha permesso di individuare perfettamente la parte originale della scultura e di ridimensionare l’intervento seicentesco a poche e selezionate parti.