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PIERFRANCESCO PALAZZOTTO

Dal gesso allo stucco: il dominio del bianco borrominiano tra scultura e nobile ornamentazione per mano di Giacomo Serpotta

Abstract

Il gesso, quale componente prevalente dello stucco ornamentale, ha inevitabilmente conferito alla materia stessa nel corso dei secoli una naturale economicità. Di conseguenza le composizioni plastiche in epoca barocca hanno goduto da un lato del vantaggio del basso costo vivo, dall’altro ciò ha qualificato quegli apparati come subordinati alla possibile opzione marmorea ben più prestigiosa. L’evidenza di tale stato di cose si ha nella profusione di foglia d’oro apposta come elemento aggiuntivo qualificante le vaste decorazioni a stucco. Il contributo prende in esame sistematicamente per la prima volta il percorso compiuto nello stucco in Sicilia in relazione alla presenza di oro o cromia, a partire dalla Tribuna per la Cattedrale di Palermo fino alla Cattedrale di Agrigento, con confronti di ambito nazionale e internazionale. Con Giacomo Serpotta, sulla scorta del modello borrominiano, si ha un ribaltamento della prospettiva, in quanto la qualità della tecnica da lui introdotta e la straordinaria forma delle sue figure non necessitano più di valori aggiuntivi, ma sono per se stesse ragguardevoli e ambite dai committenti. La presenza dell’oro si riduce sensibilmente, se non come contrappunto cromatico, mentre i suoi apparati si impongono finendo per condizionare formalmente persino la scultura marmorea. Parallelamente sono poste in evidenza le indicazioni materiche sulla composizione degli stucchi, indicate dalla documentazione d’archivio edita e inedita qui proposta, e tramite i dati ricavati dalle indagini di cantiere.