Salta al contenuto principale
Passa alla visualizzazione normale.

PIERFRANCESCO PALAZZOTTO

Riflessi del gusto per la cineseria e gli esotismi a Palermo tra Rococò e Neoclassicismo: collezionismo, apparati decorativi e architetture

Abstract

Il testo prende le mosse dal più importante contributo in ambito europeo sull’argomento, il volume di H. Honour stampato a Londra nel 1961 e a Firenze nel 1963. In quel saggio lo studioso vi afferma che uno dei più famosi episodi di cineseria a Napoli e nell’Italia meridionale, il salottino di Maria Amalia a Portici, fosse frutto di una personale iniziativa di gusto dei Borbone e non del clima generale nel Regno delle due Sicilie. Al contrario gli studi più recenti in ambito siciliano e napoletano mettevano in evidenza molti altri episodi pur meritevoli, ma in Sicilia mancava uno sguardo di insieme, che si è provato ad offrire tramite l’individuazione ed analisi di apparati esotici a Palermo dal 1752 alla prima metà del XIX secolo. La ricerca è stata condotta tramite l’osservazione diretta, approfondite ricerche bibliografiche e la rilettura mirata di documenti editi. Questo intreccio ha rivelato la presenza di numerose testimonianze superstiti, in parte celate o attenuate da interventi decorativi posteriori, ma che ancora mostrano chiaramente come vi fosse una diffusione quasi capillare nelle principali dimore aristocratiche palermitane di apparati alla cinese, o più vagamente esotici, non tanto per l’influenza dei Borbone, quanto per gli stretti rapporti che la nobiltà locale intratteneva con la mitteleuropa, tra Francia, Austria e Germania, passando per il Piemonte. Ciò si traduce in un perfetto parallelismo di esperienze fra l’isola e gli stati continentali, in questo caso, volti entrambi a valorizzare ed accumulare ingenti collezioni di porcellane cinesi, originali o di produzione europea. Quest’ultimo punto è un’assoluta novità per l’area palermitana, come anche l’aver messo in luce che verosimilmente la configurazione originale rococò del fastoso palazzo Valguarnera Gangi di Palermo fosse proprio pensato come una serie di Porzellankammer, probabilmente anche con tessuti esotici alle pareti.