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MARCO PICONE

Commoning tra Brobdingnag e Laputa: il caso di Villa San Pio a Partinico (Palermo)

Abstract

La crisi del welfare state sta causando, tra le sue conseguenze, anche una sempre più ridotta disponibilità di intervento da parte dei Comuni italiani. In alcune aree già problematiche per ragioni socio-economiche e soprattutto politiche, peraltro, tale crisi prefigura una totale assenza degli enti pubblici nei contesti urbani più periferici. L’obiettivo del presente contributo consiste nell’analisi di un caso studio specifico (Villa San Pio a Partinico), per poi indurre – secondo un principio ermeneutico e un processo qualitativo – alcune considerazioni generali sul ruolo dello spazio pubblico urbano come bene comune. L’area di Villa San Pio nasce, nelle previsioni di un Piano di Zona del 1973, come area a verde attrezzato all’interno di un quartiere PEEP, ma viene ignorata dalle istituzioni e rimane a lungo in stato di degrado. Nel 2008 gli abitanti, a seguito di ripetute richieste inascoltate dall’ente comunale, costituiscono un comitato spontaneo per la gestione e manutenzione della villa, ignorando qualsiasi regolamento cittadino e appropriandosi (del tutto illegalmente, ma forse non illegittimamente) dello spazio in questione, trasformandolo in luogo comune. Attraverso indagini qualitative (osservazione partecipante, interviste e focus group, shadowing, active listening, camminata di quartiere, ecc.), il contributo ricostruisce un processo, in accordo con i dettami della non-representational theory, capace di mostrare come gli abitanti della zona PEEP abbiano posto l’amministrazione comunale di fronte a un nuovo concetto di bene comune, e contemporaneamente abbiano messo in crisi l’accezione unicamente positiva di commoning, evidenziando le sue potenziali criticità.