Salta al contenuto principale
Passa alla visualizzazione normale.

FRANCESCA PIAZZA

Non solo Platone. Il primato dell'oralità nel retore Alcidamante

Abstract

Il saggio è dedicato all’orazione Sugli autori dei discorsi scritti o sui sofisti, attribuita al retore Alcidamante, discepolo di Gorgia e attivo in Atene tra il 410 e il 365 a.C. Argomento dell’orazione è il serrato confronto tra due differenti modalità oratorie, l’autoschediazein (“parlare a braccio”) — cui Alcidamente accorda una netta superiorità — e il "gegrammena legein (“pronunciare discorsi scritti”). L’interesse di questo testo (databile con buona approssimazione intorno al 390 a. C) consiste essenzialmente nel rappresentare un punto di vista specificamente retorico sulla questione delle differenze tra scritto e parlato. Nonostante alcune significative convergenze con il ben più celebre Fedro platonico, l’approccio squisitamente retorico rende originale la posizione di Alcidamante. Ad essere in gioco nell’orazione non è tanto la questione generale del rapporto tra oralità e scrittura ma quella, più specifica, delle differenze tra un discorso (apparentemente) improvvisato ed uno scritto in precedenza e letto dinanzi all’uditorio. Il criterio utilizzato da Alcidamante per il confronto tra le due modalità è quello dell’efficacia persuasiva e, più in particolare, la capacità di cogliere il kairos (“momento opportuno”), la flessibilità argomentativa e la capacità di coinvolgere l’ascoltatore. In questo modo, emergono aspetti di grande interesse anche per il dibattito contemporaneo sull’argomento, in particolare l’attenzione per gli effetti del discorso sugli ascoltatori o, per usare la terminologia di Austin, per la dimensione perlocutoria degli atti linguistici.