L’immagine di Agatocle e l’arte dell’età di Agatocle
- Authors: Portale E. C.
- Publication year: 2013
- Type: Articolo in rivista (Articolo in rivista)
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/94443
Abstract
La tradizione letteraria, spesso ostile, ci restituisce in termini assai nitidi un’immagine di Agatocle del tutto in linea con le tendenze eminenti nell’arte aulica del Primo Ellenismo. Il Siracusano risulta aver sfruttato con abilità e perspicacia i clichés dell’ideologia regale affermatasi tra i Diadochi e gli Epigoni, nei regni originatisi dalla divisione dell’impero di Alessandro, fondata sull’esaltazione delle virtù militari eccezionali e del carisma del re (degno emulo del grande Macedone), e del suo stile di vita “straordinario”, cui le grandi feste e i banchetti danno occasione di ostentare magnificenza e generosità, definendo altresì le nuove gerarchie sociali. Da un lato quindi il re, con la reggia, il salone da banchetti capace di contenere 60 klinai, le suppellettili di metalli preziosi e gli intrattenimenti sfarzosi, le torri del Porto Piccolo intestate al suo nome, come le monete ufficiali, ed il ciclo pittorico della battaglia equestre nel tempio di Athena a Ortigia, che amplifica in toni “epico-drammatici” in una serie di tabulae la gloria delle vittorie recenti di Agatocle. Dall’altro, la documentazione materiale superstite recita un linguaggio pure moderno, ma dai toni e contenuti del tutto diversi, legati alla sfera della religione, della famiglia, ed anche alla “volgarizzazione” dei modelli di prestigio in materiali e livelli più correnti. Questa divaricazione rispecchia la forte polarizzazione della società siracusana attorno al re, nella cui politica le messinscene auliche si uniscono a condotte demagogiche funzionali a consolidare un modello di potere personalistico, e spiega l’eclissi delle committenze di livello medio-alto, da cui dipende la stessa scarsa sopravvivenza dell’arte agatoclea, se non nei documenti monetari e nella tradizione letteraria.