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VITO MATRANGA

Tracce dell’arcaico locativo nell’opera di Luca Matranga

  • Autori: Gezim Gurga; Vito Matranga
  • Anno di pubblicazione: 2021
  • Tipologia: Contributo in atti di convegno pubblicato in volume
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/391854

Abstract

L’opera di Luca Matranga “E mbsuame e Krështerë” (1592), che dal punto di vista cronologico è, secondo monumento in albanese (dopo il “Messale” di Buzuku del 1555) e la prima testimonianza in dialetto tosco, fin dalla sua scoperta agli inizi del secolo scorso ha costituito una preziosa fonte di dati per i linguisti e gli studiosi della storia della lingua albanese. Pervenutaci in ben tre versioni manoscritte e una a stampa, la traduzione di Matranga ha vissuto una storia tanto travagliata quanto affascinante, soprattutto dal punto di vista della critica del testo e del trattamento strettamente filologico. L’opera ha conosciuto, infatti, ben quattro edizioni critiche parziali prima dell’edizione completa apparsa nel 2004, nella quale il curatore Matteo Mandalà ha ricostruito l’intera storia redazionale dell’opera evidenziando doviziosamente ogni sorta di intervento, di contaminazione o emendamento testuale e individuando per ciascuno di essi le circostanze, i motivi e la rispettiva attribuzione di paternità. In questo saggio, basandoci sull’analisi del solo manoscritto autografo di Matranga (ms. A), si esaminano alcuni aspetti dell’antica flessione nominale della parlata arbëreshe di Piana degli Albanesi, di cui lo scrittore era originario.