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PASQUALE MEI

Orizzontale vs Verticale. Lo spazio pubblico in sezione

Abstract

Alla richiesta di citare l’edificio recente che più avrebbe influenzato l’architettura americana, il critico architettonico del New Yorker, Paul Goldberger (2011),rispose senza esitazione: «Può sembrare strano, ma penso che la High Line potrà condizionare il prossimo decennio più di qualsiasi edificio convenzionale». Dietro questa risposta c’è molto della condizione contemporanea dell’architettura in cui si esprime un’innovativa visione dello spazio pubblico. Questo progetto - insieme ad ulteriori esempi dimostrativi che costituranno la massa critica del corpo tematico del futuro saggio - sancisce il definitivo ed epocale distacco da un’interpretazione dello spazio pubblico come livello zero della città. Le prospettive moderne di Le Corbusier raccontavano una condizione urbana, prefigurata ed utopica, in cui da un suolo omogeneo svettavano edifici e si libravano infrastrutture. Ogni cosa al suo posto coerentemente con le logiche dello zoning: lo spazio collettivo, naturalmente orizzontale, che scorre e costituisce il piano di appoggio , gli edifici che hanno l’ardire di sfidare la quota, novelle torri di Babele. Successivamente nelle sue indagini sulla nascita degli skyscraper Koolhaas individuerà nello sviluppo della sezione verticale dei grattacieli newyorkesi - ove forse si nascondono con più forza potenzialità latenti di spazio pubblico- la sperimentazione di un rinnovato punto di vista sulla città, in cui i livelli dello spazio collettivo urbano erano strutturalmente già multipli. Il concetto di forma individuato attraverso un limite che definiva una discontinuità tra “interno” ed “esterno” dello spazio pubblico della città storica, oggi si ibrida sempre più in una soluzione senza continuità tra “sotto” e “sopra”. Le qualità di compattezza e continuità dello spazio pubblico tradizionale si fondono oggi in uno spazio pubblico di natura connettiva in cui l’adozione del concetto di «raumplan» loosiano, declinato in chiave urbana, si propone come metodo di intervento strategico. Oggi il rinnovato carattere dello spazio pubblico, descrivibile appunto come «raumplan» proprio in virtù dell’integrazione tra livelli differenti e in molti casi apparentemente inconciliabili, si sviluppa – ed è una coincidenza che non può essere definita fortuita – in un’epoca che ha permesso all’uomo, e quindi alla società tutta, di affrancarsi dalla forza di gravità. Prima che a piedi le città si visitano con i software o sui siti di riprese satellitari. Immagini che permettono proprio di cogliere quella complessità che l’occhio curioso del progettista è poi capace di trasformare in successioni di interferenze. Una trasformazione urbana che è prodotta – ed è proprio in questo aspetto l’elemento più innovativo per quanto riguarda la progettazione architettonica – da un’operazione di ridisegno della sezione. La risignificazione dello sviluppo verticale dello spazio pubblico innesca infatti nuovi cicli di uso e di condivisione. La sequenza dei livelli – orizzontali – duplicati e stratificati in alzato definisce anche una possibile strategia di rigenerazione urbana della città. La sezione diventa strumento di rigenerazione delle infrastrutture (High Line di New York, Promenade Plantee di Parigi ) o di realizzazione di nuovi habitat sociali (il “fungo” del Metropol Parasol di Siviglia od il podium di Piazza Gae Aulenti a Milano) in cui è possibile, attraverso operazioni di addizione e sottrazione, definire una complessità non solo spaziale, ma anche semantica del valore d’uso dello spazio pubblico, che da una condizione di uniformità orizzontale si trasforma sempre più oggi in uno spazio articolato e complesso. Se allo spazio pubblico della città storica coincide prevalentemente uno spazio uniforme e morfologicamente riconoscibile in forme geometriche class