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LUCIANA MACALUSO

Il quartiere Zen-San Filippo Neri. L'identità degli spazi aperti

Abstract

Il confronto fra il progetto di F. Amoroso, S. Bisogni, V. Gregotti, H. Matsui e F. Purini per lo Zen 2 a Palermo e lo stato di fatto attuale dei luoghi mette in luce alcune dissonanze che riguardano soprattutto la natura degli spazi aperti dentro e intorno al quartiere. Questo, come un tassello compatto, doveva leggersi per differenza in una piana prevalentemente coltivata, punteggiata da nuclei storici. Invece, l’intorno risulta quasi del tutto urbanizzato e il quartiere meno denso rispetto alle previsioni. Infatti, lo sprawl ha saturato il verde storico delle ville sette-ottocentesche e i campi fra le borgate, lambendo il perimetro esterno dello Zen 2. Il mancato completamento del quartiere ha inoltre determinato la presenza, al suo interno, di ampie aree prevalentemente non costruite e caratterizzate da elementi minuti di edilizia storica. Una sovradimensionata circonvallazione isola il nucleo di edilizia residenziale pubblica dal proprio contesto, caratterizzato spesso da un valore fondiario particolarmente alto e in cui sorgono sempre più numerosi servizi per lo sport e le attività ricreative. Fra Zen 2, ipermercati, ville unifamiliari e borgate si insinua lo spazio aperto, prevalente rispetto al costruito, fortemente anisotropo e spesso impenetrabile. La descrizione fisica delle aree libere, delle preesistenze storiche, delle previsioni del gruppo Amoroso e delle esigenze attuali della città mette in tensione il Piano Regolatore Generale in vigore, di cui pure si tiene conto, e permette di riconoscere l’identità dei luoghi.