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GIOVANNI MARRONE

L'ora della merenda. Regimi alimentari e significazione

Abstract

Vorrei provare a lavorare sulla questione dei regimi alimentari, intesi in senso lato, non immediatamente medico-salutista, i quali sono da intendere a tutti gli effetti come regimi di senso. L’idea è quella di riprendere alcune analisi socio-antropologiche praticate da Mary Douglas (1982) a proposito del sistema alimentare degli operai inglesi, che hanno circolato molto poco fra i semiologi pur essendo vere e proprie analisi semiotiche sans le savoir. Seguendo i suggerimenti impliciti nei risultati della Douglas, sceglierò come oggetto d’analisi il vasto regime dietetico-semiotico della merenda (e, vedremo, di quel suo curioso diminutivo/accrescitivo che è la merendina), ossia di quel momento di consumo del cibo che, in linea di massima, non rientra nei tempi canonici del pranzo e della cena, toccando in parte la prima colazione ma collocandosi più spesso, come momento a sé stante, in tempi diversi della giornata, soprattutto quando riguarda il mondo dell’infanzia. La merenda ha qualcosa di estremamente intrigante, di molto importante per il discorso sociosemiotico sul gusto e sul cibo, essendo qualcosa che è al tempo stesso superfluo ed essenziale, irrituale e necessario, dannoso e nutriente, trasgressivo e tradizionale, domestico e industriale, familiare e nomade. Nel passaggio dal sostantivo merenda al suo diminutivo grammaticale merendina, fra l’altro, si compie un passaggio epocale che è forse antropologico, quello che dalla tradizione alimentare casalinga porta alla globalizzazione industriale e post-industriale, dalla natura alla cultura, dalla famiglia alla strada, dalla competenza gustativa all’ineducazione verso il piacere del cibo. Lavorerò su tre diverse ‘serie’ culturali: quella linguistico-lessicale, quella letteraria, quella della comunicazione di brand, con riferimento specifico alla società e alla cultura italiana contemporanea (ma con qualche rapida connessione contrastiva con altre lingue e culture).