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FRANCESCO MANGIAPANE

Cuccioli, pets e altre carinerie

Abstract

L’universo mediale frammentato nella miriade di deliverer offerti dalla tecnologia converge su alcuni temi che si rivelano centrali nelle quotidiane pratiche di self branding, di circolazione più o meno virale di post e meme diffusi sui social network. Le conversazioni digitali sono a tutti gli effetti parte di un universo ideologico più ampio che vive come semiosfera intermediale e si costituisce in un’inestricabile polifonia che incrocia spontaneismo e industria culturale, identità individuali e collettive, grandi e piccole narrazioni. Questi temi hanno alcune caratteristiche comuni, essi chiamano in causa gli interlocutori nella loro dimensione antropologica più generale, come soggettività disputate nella loro forma, nel loro stesso statuto di esistenza. È il caso del rapporto uomo-animali che, nell’ultimo periodo, diventa tema sensibile, viene esibito come discrimine identitario fondamentale nelle pratiche di socializzazione: essere o no vegetariano, essere o no animalista sono prese di posizione che investono l’intero modo di pensare se stessi e gli altri nel rapporto col mondo. Ed è proprio la forma dei relati a essere al centro della contesa. Cosa è un soggetto? E cosa un oggetto? Dov’è che inizia la vita e quando finisce? Chi è l’altro? Che trattamento riservagli? Come pensare la vita insieme nel grande collettivo del mondo? A domande di una tale radicalità queste le dispute evocate chiedono al soggetto di trovare una seppur provvisoria risposta. Un ambito così delicato ed essenziale può essere discusso con l’obiettivo di descriverne i contorni concreti, lavorando sulla sua intelaiatura ideologica e argomentativa, sulle narrazioni che produce. L’analisi semiotica del testo e del racconto possono rivelarsi formidabili strumenti d’analisi. Obiettivo di questo sforzo è, in un primo momento, quello di descrivere e analizzare le forme, non di rado inaspettate, che possono assumere questi veri e propri “conflitti di definizione”; quindi, metterne in luce la dimensione più profonda e il suo impatto antropologico generale, nonostante l’eventuale perifericità dei testi in esame. In particolare, il tema dei cuccioli si presta a essere indagato in una tale disposizione. Con il termine generico di cuccioli, ci si riferisce ai piccoli di ogni specie animale, inclusa, quella umana. Succede, così, che questa grande classe semantica, se opportunamente esplorata, possa portare a inaspettate convergenze: le pubblicità dei mangimi animali somigliano, solo per fare un esempio, curiosamente a quelle rivolte al mondo della prima infanzia, nonostante esse possano essere ricondotte a settori merceologici e commerciali davvero distanti. Ricostruire l’universo semantico profondo che lega tali universi nonostante la loro apparente irriducibilità può essere utile per descrivere una certa retorica (non solo linguistica ma anche visiva) con risultati evidenti dal punto di vista delle implicazioni di marketing e comunicazione commerciale ma, in un secondo luogo, può essere la premessa per la descrizione di un fenomeno più ampio di riarticolazione del rapporto fra uomo e animali in corso in questi anni.