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DARIO MANGANO

Lo strano caso di Susan Boyle. Ovvero, quando la comicità diventa virale

  • Autori: Mangano, D
  • Anno di pubblicazione: 2016
  • Tipologia: Articolo in rivista (Articolo in rivista)
  • Parole Chiave: Semiotica, web, virale
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/198836

Abstract

Era l’11 aprile 2009, quando Susan Boyle si presentò alle audizioni del celebre talent show inglese Britain’s got talent,. Allora non era che una strana signora di 47 anni con una storia al limite del disagio psichico alle spalle: non aveva lavoro, non era mai stata fidanzata – mai neanche baciato un uomo a sentir lei – e viveva con il gatto Pebbles in una specie di piccolo villaggio scozzese. Perché il sogno della Boyle si realizzasse sarebbero dovuti passare solo sette mesi, un record assoluto nell’industria discografica ormai in atavica crisi. Il 23 novembre del 2009, infatti, uscì il suo primo disco da solista. Un album che è stato uno dei maggiori successi dell’industria discografica di tutti i tempi, vendendo nella prima settimana più di due milioni di copie in tutto il mondo. La domanda non può che essere allora: come ha potuto fare una ridicola signora scozzese a diventare una vera cantante in così poco tempo? E quanto può aver contato proprio quella presentazione così sopra le righe perché il miracolo si compisse? Sì, perché Susan era già famosa prima che i discografici si interessassero a lei, proprio grazie a quella prima esibizione e al web attraverso il quale si è diffusa come un virus. Dopo che la trasmissione televisiva fu vista da una decina di milioni di spettatori infatti, il provino della Boyle fu riversato in Internet mandando alle stelle gli accessi nel giro di poche ore. Si parla di centinaia di milioni, tanto da fare di questo caso “il” caso per eccellenza per illustrare le possibilità dei cosiddetti nuovi media. La più vista e scaricata, ma anche la più citata dagli autori di libri sulla rete che portano proprio il suo caso per dare una misura del suo “potere”. Un potere che sembra avere a che fare proprio con il comportamento autoironico che, come vedremo grazie all’analisi semiotica del video di quell’esibizione, questo strano personaggio ha manifestato fin da quando ha messo piede sul palco.