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FABIO MASSIMO LO VERDE

PATRONAGE E CLIENTELISMO: UNA RILETTURA

Abstract

Nel lessico colloquiale il termine patronage – tradotto in italiano esclusivamente, e spesso equivocamente, come “padronato” o “padronaggio”, cioè come potere di disposizione fondato sull’asimmetrico “dominio patrimoniale” esercitato da qualcuno su qualcun’altro o sulla possibilità di esercitare la “protezione” di qualcuno da parte di qualcun altro – assume in realtà molti significati, spesso in funzione dell’orientamento valoriale che se ne vuole attribuire. Così, può significare appoggio, protezione o favore; ma anche, nella forma declinatasi nel rinascimento italiano, “mecenatismo”; o, ancora, e in senso dispregiativo, favoritismo, che rinvia ad un sistema di clientelismo basato, ad esempio, sulla “raccomandazione”; o infine, costituendo il potere che è attribuito ad alcuni funzionari di conferire incarichi a persone di loro fiducia – aspetto analizzato, ad esempio, nella letteratura politologica che studia il sistema politico-amministrativo americano e sulle forme di clientelismo da questo conseguenti e presenti anche in altre democrazie [Bearfield 2009; Hollibaugh et alii 2014; Kusche 2014]. In questa sede prendiamo in esame il significato e le modalità in cui si articolava la relazione patrone/cliente in una struttura sociale fortemente gerarchica come quella che si appalesava a due studiosi incuriositi dalle vicende siciliane della fine degli anni Sessanta, Wilhelm Mühlmann e Roberto Llaryora.