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FABIO MASSIMO LO VERDE

Studiare la distanza sociale. Definizione di un quadro teorico di riferimento

Abstract

Una rapida rassegna della recente letteratura evidenzia come il tema della distanza sociale risulti di difficile trattazione sia dal punto di vista teorico sia dal punto di vista metodologico. Difficile, infatti, isolare teoricamente il concetto di “distanza sociale”, a meno, come vedremo, di riprendere definizioni di azione e interazione sociale declinantisi dentro uno spazio fisico e simbolico definito, in linea cioè con quanto teorizzato da Simmel e dalle interpretazioni che del pensiero di Simmel ebbero a fare i teorici della Scuola di Chicago, attraverso i quali questi tornò ad essere conosciuto in Europa. Si può comunque ritenere che alla base del concetto di distanza sociale ci sia una definizione e una rappresentazione della società precipua, che risente, com’è ovvio, e del momento storico e del luogo in cui è stata pensata - gli Stati Uniti nel primo trentennio del XX secolo – cioè una società della quale si tenta di conoscere e di progettare - i “requisiti minimi” di funzionamento “formale”. Con tale termine si intende proprio quanto teorizzato da Simmel, cioè la conoscenza delle “geometrie” che si delineano nello spazio sociale dentro il quale le differenze sono determinate, innanzi tutto, dal modo in cui ci si appropria, si gestisce, si negozia tale “spazio sociale”, di cui è parte integrante e necessaria lo “spazio fisico”, cioè il “luogo” in cui si agisce. Il presente contributo ricostruisce la storia del concetto fornendo anche le più recenti definizioni e presentando i risultati di alcune ricerche empiriche in cui il concetto è stato utilizzato