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BARBARA LINO

Tra formale e informale: “Urban commons” per un nuovo progetto di spazio pubblico e un senso condiviso di cultura collettiva urbana

Abstract

Le dinamiche di contrazione e di crisi strutturale in corso in gran parte delle città europee richiedono di ripensare lo spazio urbano attraverso un diverso modello di sviluppo e un profondo cambiamento nel paradigma della pianificazione e del progetto. Allo stesso tempo, la rottura del patto di finanza pubblica generato dalla crisi rende strutturale la drastica riduzione degli investimenti e la capacità del welfare pubblico. Il tema della gestione locale degli “urban commons” sviluppato in ambito internazionale attraverso l’osservazione di esperienze di recupero e pratiche di “cura” di spazi in disuso che alimentano il senso di comunità dei cittadini propone nuove forme del progetto che indicano direzioni possibili di cambiamento degli stili di vita e di uso dello spazio pubblico che possono contribuire a perseguire i tre obiettivi “Reduce, Reuse, Recycle”. In un approccio in cui si stanno rapidamente modificando i paradigmi disciplinari, queste esperienze sembrano alimentare una forma di “resilienza locale” che introduce modalità alternative di modificazione degli spazi orientate a nuovi stili di vita e di uso delle risorse comuni in grado di resistere in maniera flessibile alla riduzione drastica del welfare. Queste riflessioni richiamano temi quali il concetto di “cura”, di responsabilità sociale e di sostenibilità o quello della contrapposizione tra uno spazio pubblico “disegnato” inteso quale veicolo di rappresentazione eterodiretta e uno spazio “vissuto”, modificato dagli usi e dalle pratiche di vita quotidiane. A partire dalla descrizione di alcune esperienze internazionali e dall’osservazione di pratiche spontanee di cura e trasformazione di spazi collettivi nei quartieri di edilizia pubblica a Palermo, il paper indaga sul ruolo che le pratiche di riappropriazione degli spazi comuni possono assumere quali scintille in grado di alimentare il progetto di spazio pubblico come “coagulatore” di senso e “addensatore” di qualità, mettendo in evidenza, al tempo stesso, criticità e questioni che tali esperienze possono sollevare in relazione ai processi di pianificazione e alla dicotomica interazione tra pubblico-privato.