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GIROLAMO GAROFALO

Ugo Gaïsser e Francesco Falsone: due pionieri della ricerca sulla musica bizantina degli Albanesi di Sicilia

Abstract

A Ugo Gaisser, monaco benedettino di origine tedesca, Rettore del Pontificio Collegio Greco di Roma dal 1905 al 1912, va attribuito il merito di aver avviato una specifica attenzione nei confronti della musica bizantina degli Albanesi di Sicilia. Gaisser conobbe personalmente Alberto Favara a Roma durante il Congresso internazionale di Scienze Storiche nel 1903. In quell’occasione Alberto Favara lesse la celebre comunicazione Le melodie tradizionali di Val di Mazzara, mentre Gaisser presentò un contributo dal titolo I canti ecclesiastici italo-greci. Proprio a un allievo di Gaisser, Francesco Falsone, si deve la prima ampia raccolta di trascrizioni musicali (si tratta di circa ben 240 pagine pentagrammate) di melodie liturgiche degli Albanesi di Sicilia dal titolo Canti ecclesiastici greco-siculi (Cedam, Padova 1936). Un filo sottile lega quindi queste prime indagini a quelle realizzate fra il 1952 e il 1953 da Ottavio Tiby, genero di Favara e continuatore della sua opera in campo etnomusicologico. A Tiby si deve infatti la prima documentazione su nastro magnetico di canti liturgici siculo-bizantini: 185 documenti sonori registrati a Piana degli Albanesi per incarico del Centro Nazionale di Studi di Musica Popolare di Roma (Accademia Nazionale di S. Cecilia - RAI). I lavori di questi studiosi hanno fornito un fondamentale contributo alla conoscenza e alla salvaguardia della musica bizantina degli Albanesi di Sicilia. Seppure caratterizzati da metodologie molto diverse, sono tuttavia accomunati da una concezione comune che vede nello studio di questo patrimonio musicale anche uno strumento per la restaurazione di una presunta “purezza” dell’antico canto bizantino precedente alla turcocrazia nei Balcani.