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EMANUELA GAROFALO

Progetto e revisione. Il modo nostro nelle vicende del collegio dei Gesuiti di Iglesias

Abstract

È ormai opinione consolidata che il cosiddetto “modo nostro”, espressione ricorrente nella documentazione relativa alle architetture della Compagnia di Gesù, vada inteso come procedura e ratio perseguite dai Gesuiti nell’iter progettuale ed esecutivo delle proprie sedi. L’intervento propone un esempio di tale modus procedendi, ripercorrendo alcuni passaggi relativi alla fondazione del collegio di Iglesias in Sardegna, dalle valutazioni preliminari sul sito all’elaborazione di un progetto d’insieme del complesso architettonico. Nella primavera del 1579 l’architetto gesuita Giovan Maria Bernardoni effettua un sopralluogo a Iglesias, per valutare l’opportunità di avviare la nuova fondazione. In una lettera indirizzata al Padre Generale Mercuriano l’architetto esprime parere favorevole, secondo parametri ricorrenti nell’espletamento di quella che era ormai una procedura abituale. Il coinvolgimento dell’architetto nella vicenda sembra tuttavia limitato a questo primo sondaggio. L’idea di intraprendere la costruzione di una sede ad hoc viene forse in un primo momento accantonata, ripiegando su una soluzione d’accomodo in strutture preesistenti per l’apertura delle scuole nel 1581. Un passaggio successivo della storia è quello documentato da due piante d’insieme del piano terra del complesso, presenti nel catalogo dei disegni della Bibliotheque Nationale de France pubblicato da Vallery-Radot, e riferibili a un’ipotesi progettuale anonima e di incerta datazione. Il raffronto tra i due disegni, alla luce del contenuto di una relazione presente nel manoscritto 156 della National Library di Malta, offre un interessante saggio in merito alla prassi seguita nella progettazione della nuova sede e agli indirizzi perseguiti, offrendo lo spunto per interrogativi e riflessioni che valicano i confini del singolo episodio.