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MARIA CARMEN GENOVESE

Roberto Pane e la ricostruzione postbellica. Un approfondimento su alcuni temi siciliani

Abstract

Nella relazione che Roberto Pane scrive per gli Atti del IV Congresso Nazionale di Storia dell’Architettura del 1950, con il termine «pseudo restauri», lo studioso si riferisce a quegli interventi gestiti dalle Curie che si improvvisano con propri uffici tecnici, promuovendo restauri in perenne contrasto con i pareri delle Soprintendenze. È in questo passaggio appassionato, della sua militante relazione al congresso, che Pane cita chiaramente il caso da lui conosciuto del Duomo di Cefalù con il suo chiostro. Inoltre è chiaro come Roberto Pane avesse avuto modo di conoscere direttamente il monumento, dato che nell’archivio fotografico che lo studioso dedicava alle lezioni universitarie, si trovano numerose immagini della città, del duomo, del chiostro, dettagli dei preziosi capitelli e del contesto urbano e paesaggistico del monumento. In quegli stessi anni Armando Dillon si occuperà del restauro del chiostro. Il contributo, anche attraverso uno studio di inediti documenti d’archivio, si concentra sul progetto di restauro proposto da Dillon per l’intero chiostro, con particolare riferimento al dibattito tra lo stesso soprintendente e la curia. Un dibattito acceso soprattutto in merito alla ricostruzione dell’ala meridionale e alla proposta innovativa di Dillon, di una nuova progettazione in chiave moderna dei capitelli da integrare. Dallo studio dei documenti emerge il rammarico del soprintendente, un altro caso in cui si sceglie di sostenere scelte filologiche a discapito di posizioni critiche. Posizioni che invece Roberto Pane auspicava quando scriveva: “un nuovo orientamento esiste e in ogni caso nessuna risoluzione è tanto negativa quanto quella della passiva imitazione».