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ANTONIO FRANCOMANO

L’etica dei percorsi diagnostico-riabilitativi della madre assassina

  • Autori: Farinella F.; Tona R.; Francomano A.
  • Anno di pubblicazione: 2013
  • Tipologia: Articolo in rivista (Articolo in rivista)
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/77898

Abstract

L'infanticidio è un delitto che provoca come pochi altri riprovazione e allarme sociale, con forte eco mediatico; l'opinione pubblica è messa di fronte al fatto che l'istinto materno “non è innato” (Pannitteri, 2006)1 e che le funzioni materne non sono sempre protettive. Il caso della madre infanticida è anche uno spunto di riflessione sulla relazione medico-paziente. L’approccio psichiatrico-forense, come quello clinico, presuppone una relazione autentica e significativa, il più possibile scevra da errori di interpretazione e da dinamiche contro-transferali, quali reazioni emotive di diffidenza e stigmatizzazione nei confronti del reo, che ostacolano il comprendere psicologico e psicopatologico. Una valutazione diagnostica diacronica e multiprofessionale può, invece, favorire l’attivazione di strategie di trattamento e di percorsi riabilitativi psicosociali di “empowerment”, utili alla riacquisizione della dignità di persona del colpevole, di capacità lavorative, di un ruolo sociale e, in definitiva, al ripristino di una dimensione valoriale così da rendere la pena effettivamente riabilitativa.