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ALBERTO FIRENZE

CONFRONTO TRA METODO BIOLUMINOTETRICO E CONTA DELLE COLONIE AEROBICHE NEL VALUTARE LA SANIFICAZIONE DELLE SUPERFICI IN AMBITO SANITARIO

  • Autori: Raia, D.; Cannova, L.; Provenzano, S.; Bonanno, V.; Aprea, L.; Firenze, A.
  • Anno di pubblicazione: 2015
  • Tipologia: eedings
  • OA Link: http://hdl.handle.net/10447/164113

Abstract

Introduzione: la presenza di superfi ci contaminate in ambito sanitario è correlata all’aumentato rischio di infezioni associate all’assistenza (healthcare associated infections, HAIs), in quanto costituiscono serbatoio ambientale per gli agenti patogeni. Il monitoraggio dell’effi cacia dei processi di sanifi cazione risulta pertanto cruciale allo scopo di ridurre tale rischio, e la ricerca di un metodo affi dabile, economico e rapido è tutt’ora in fase di studio. Obiettivi: lo scopo di tale studio è stato quello di valutare l’affi dabilità di un metodo bioluminometrico basato sulla rilevazione dell’adenosina trifosfato (ATP), come alternativa rapida ed economica alla conta microbiologica delle colonie di batteri aerobi (Aerobic Colony Count, ACC), considerato attualmente il gold standard nella rilevazione della contaminazione delle superfi ci. Materiali e Metodi: 614 superfi ci sono state campionate in modo random in tutte le unità operative dell’ospedale Policlinico Paolo Giaccone dell’Università degli Studi di Palermo, tramite prelievo di un tampone specifi co per entrambe le metodiche. Le misurazioni sono state successivamente analizzate tramite il modello di regressione lineare ed il calcolo del coeffi ciente di correlazione di Pearson. Risultati: il valore mediano dell’ACC di tutte le superfi ci campionate è risultato pari a 1.71 Unità Fomanti Colonie (Colony Forming Units, CFU)/cm2 (range interquartile IQR = 3.8), mentre il corrispettivo valore mediano bioluminometrico ammonta a 59.9 Relative Light Units /cm2 (RLU/cm2; IQR = 128.3). Il coeffi - ciente di Pearson R2 è pari a 0.09. Conclusioni: in base ai risultati di tale studio, non sembra esistere una correlazione lineare suffi cientemente forte e signifi cativa tra la conta ACC ed i valori bioluminometrici di ATP; pertanto l’impiego della bioluminescenza come fattore predittivo del rischio infettivo non è suffi cientemente affi dabile. Nonostante le tecniche microbiologiche siano più dispendiose sia in termini di tempo sia di costi economici, esse costituiscono ancora il gold standard per tale genere di valutazione, poiché il rischio di HAIs è maggiormente correlato alla contaminazione delle superfi ci da parte di agenti patogeni specifi ci piuttosto che di generico materiale organico rilevato dal bioluminometro.