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ROBERTA TERESA DI ROSA

Mediazione tra culture: contesti, ambiti e forme di applicazione

Abstract

Rispetto alla questione migrazione e servizi, si assiste in Italia ad una riorganizzazione dell'offerta assistenziale in risposta alle istanze presentate dalle nuove categorie di utenza. L’esigenza dei servizi di un supporto nel fronteggiare le peculiarità della nuova utenza crea spazio, ove avvertita, allo sviluppo di varie forme di mediazione, dando vita a nuove forme di interventi. Al di là delle riorganizzazioni interne, della formazione degli operatori, è nell’offerta specifica di servizi di mediazione che si può trovare il segno più evidente dell’attenzione alle nuove sfide poste dai migranti agli equilibri sociali delle società di accoglienza e alla costruzione di un pluralismo socioculturale. In questo articolo vengono sintetizzati i risultati di una ricerca svolta tra gli operatori sociali del Comune di Agrigento, nel quale il ricorso alla mediazione come mezzo di gestione dei conflitti e di costruzione di coesione sociale è fortemente ostacolato da una tradizione politica di forte delega gerarchica a poteri superiori (non sempre peraltro riferibili al mondo del diritto). Ancora, il Comune di Agrigento, nella realtà territoriale dei suoi servizi, risulta interessante rispetto l’organizzazione di interventi a favore degli stranieri, che nel territorio di questo Comune (per le sue caratteristiche geografiche) trovano un punto privilegiato di approdo, costringendo le reti sociali e dei servizi a continui sforzi di assorbimento delle emergenze della gestione di queste presenze, che poco spazio lascia paradossalmente a percorsi di integrazione. In questo contesto, prendendo spunto dalle opinioni degli addetti ai lavori, è sembrato interessante analizzare quali fattori specifici in ambito sociale e culturale possano intervenire nello sviluppo della cultura della mediazione e nella sua applicazione nell’ambito dei rapporti con i migranti.