Salta al contenuto principale
Passa alla visualizzazione normale.

MARIA SOFIA DI FEDE

Fonti documentarie per le cappelle di Santa Rosalia in Monte Pellegrino e nella Cattedrale di Palermo

Abstract

L’epidemia di peste scoppiata all’inizio del 1624 e il successivo ritrovamento “miracoloso” delle spoglie di S. Rosalia, a cui fu attribuito il merito della sconfitta del “terribile morbo”, indussero il Senato di Palermo a promuovere la sistemazione della grotta sul monte Pellegrino, dove si riteneva fosse stata sepolta la santa, e la realizzazione di una sontuosa cappella marmorea all’interno della cattedrale, utilizzando il vano cupolato che introduceva alle cappelle di S. Cristina e S. Ninfa (forse in origine la quattrocentesca cappella di S. Cristina), creando così un unico accesso ai tre reliquari delle sante patrone; tale sistemazione non è più visibile, poiché fu poi smantellata in occasione della totale riconfigurazione interna della basilica nella seconda metà del XVIII secolo. Presso l'Archivio Storico Comunale di Palermo esiste il fondo dei "Raziocini", di cui ben dodici volumi, sostanzialmente trascurati dagli studiosi, riguardano le due cappelle; si tratta dei registri di contabilità dei cantieri, che permettono, quindi, di seguire passo dopo passo la realizzazione delle opere e di conoscere quasi tutte le maestranze coinvolte; inoltre si trovano spesso allegate alle stime dei lavori e alle certificazioni di pagamento le copie dei contratti notarili con cui si stabilirono i capitolati per le diverse opere e si affidarono i relativi incarichi.