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GIUSEPPE DI BENEDETTO

Da palazzo a museo. From Palace to Museum

Abstract

L'articolo indaga la storia passata e recente del palazzo Tarallo di Baida - Cottone d'Altamira a Palermo. Il palazzo fa parte di un tessuto edilizio piuttosto compatto che sorge a ridosso delle mura di Sant’Agata, nella propaggine meridionale del centro storico di Palermo. In breve palazzo Tarallo assume il valore di simbolo distintivo di quell’aristocrazia di provincia trasferitasi nella capitale in cerca di affermazione sociale, il palazzo suggella il processo di rifondazione urbana che investe l’Albergheria tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento. La sua compattezza volumetrica crea un imponente senso di opposizione rispetto al minuto tessuto edilizio limitrofo costituito soprattutto da piccole case a due o tre elevazioni. La domus magna di Pietro Muscarello, che ne costituisce il primo artefice e committente, come la maggior parte dei palazzi palermitani è il frutto di accorpamenti di diverse dimore riunite in un progetto ’barocco’ di riconfigurazione complessiva degli apparati decorativi sia esterni che interni. Il nucleo principale di questi edifici era la “domus magna” di Pietro Muscarello edificata dallo stesso, su una preesistenza cinquecentesca, agli inizi del XVII secolo. Le opere di restauro hanno avuto il fine di riproporre le caratteristiche spaziali e tipologiche originarie del palazzo in grado di ricreare l’unitarietà architettonica iniziale e di organizzare spazi disponibili per un uso di carattere culturale conforme alla sua storia e alle sue intrinseche qualità. Le ricerche archivistiche, continuate, anche dopo la redazione del progetto di restauro, hanno consentito di ricostruire la configurazione del palazzo, nelle diverse epoche, sia per quanto concerne l’impianto tipologico e l’assetto distributivo degli ambienti, sia relativamente ai ricchi apparati decorativi, architettonici e pittorici, dei prospetti esterni, della corte, dello scalone d’onore e di tutte le sale del primo e secondo piano. Di particolare interesse documentario sono risultate le Relazioni di misura e stima delle opere realizzate in seguito ai danni strutturali arrecati al palazzo dal terremoto del 1751. Tali opere rivestono un significato specifico nel complesso processo trasformativo del palazzo, poiché impressero alla fabbrica quel carattere, ricco di potenti iconismi, di aulica dimora nobiliare, ancora oggi riconoscibile e analizzabile malgrado le alterazioni apportate dagli interventi edilizi eseguiti nel corso dell’Ottocento. Nella facies settecentesca si è riconosciuto pertanto il massimo valore architettonico raggiunto dal palazzo nel corso della sua storia, senza peraltro trascurare la tendenza dello stesso edificio a manifestarsi come palinsesto: una tendenza che si palesa soprattutto nei caratteri stilistici dei prospetti, dove all’austera compostezza degli apparati architettonici cinquecenteschi e secenteschi si sovrappone il prodigioso virtuosismo degli elementi tardo barocchi.