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GIUSEPPE DI BENEDETTO

Archaeology

Abstract

I contributi della sezione "Archeologia" hanno offerto sguardi sul rapporto archeologia-architettura differenti, ma non diversi. Anzi in stretta relazione o similitudine analogica. Differenti, questi sguardi, perché diversi erano i luoghi, i contesti, i campi di applicazione di studio, di lettura critico-interpretativa e, in taluni casi, di sperimentazione di mirate idee progettuali. Da Villa Adriana a Palestrina, dal parco archeologico di Centocelle a quello di Elea-Velia nel Cilento, dalle vaste aree archeologiche urbane di Roma e di Milano alle straordinarie valli boscose dell’Etruria meridionale e a Bomarzo, sino al sito archeologico di Delo, nell'isola sacra di Apollo al centro dell'arcipelago delle Cicladi. Si è dunque narrato, attraverso interessanti riflessioni analitiche e proposte d’intervento, di un patrimonio culturale, storico, paesaggistico straordinario, ma al contempo dell’impellente necessità di potenziarne la riscoperta, dell’abbattimento di taluni recinti fisici, ma soprattutto delle “ideologiche” barriere protettive che, oltre la necessaria, indispensabile e innegabile tutela conservativa, determina degli innaturali processi di isolamento e decontestualizzazione rispetto agli stessi luoghi di fondazione delle aree archeologiche che finiscono, paradossalmente, quasi per diventare corpi “estranei”. Invece, un uso mirato e consapevole di tale patrimonio, da intendersi come bene e luogo comune, può condurre ad una sua reale fruizione, ma nei termini di una dimensione esperienziale basata sostanzialmente su una strutturale cognizione sinestetica fondata su una stimolazione visiva, tattile, uditiva, quindi polisensoriale. L’unica in grado di farci comprendere il profondo respiro fisiologico di questi luoghi.