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GIUSEPPE DI BENEDETTO

Il valore educativo della città

Abstract

Non vi è dubbio che la città costituisca l’ambito privilegiato di sviluppo del processo educativo e delle varie forme di attività didattiche. In tal senso, essa diviene il principale contesto di esercizio dell’apprendimento cognitivo e percettivo, talvolta non pienamente consapevole e con ripercussioni teoriche e operative differenti. Le esperienze educative narrate in questo volume rappresentano l’incipit o l’exordium di un discorso intorno alla città, nella sua generalità, e sulla città - Palermo - rivolto a giovani discenti liceali con la finalità di infondere e di riscontrare una vasta condivisione di topoi emozionali, ancor prima che culturali. Per ottenere questo, occorre sollecitare gli allievi a riferirsi continuamente a quella forma di apprendimento esperienziale, nella sua necessaria complessità, in cui la conoscenza e il suo perfezionamento si realizza nello stesso farsi, in una forma ermeneutica circolare di interscambio continuo tra saperi da acquisire e saperi già acquisiti. Tutto questo è possibile perché, nonostante la condizione di chi si cimenta in qualcosa di totalmente nuovo, si può affermare che nessuno è realmente privo di familiarità architettonica. La comprensione della città e dell’architettura è, infatti, radicata nelle prime esperienze sensibili di ciascuno ed è connaturata al concetto di “abitare”, nel senso estensivo che suggerisce Heidegger. Quindi abitiamo la casa, la strada, il paese, la città, il paesaggio nei quali viviamo. Di questi spazi e luoghi «ne abbiamo fatto esperienza molto pre- sto, inconsciamente, e più tardi li abbiamo confrontati con i paesaggi, con le città e con le case che man mano si sono aggiunti». E come queste esperienze insegnano, esistono diverse modalità dell’abitare che corrispondono all’intero modus vivendi: abitiamo in quanto siamo. L’architettura e la città non sono soltanto mezzo e fine dell’abitare, ma sono in se stesse “abitare”.