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GABRIELLA DE MARCO

Il passato nel presente. Triumphs and Laments di William Kentridge nella lettura di Salvatore Settis (passando per un’Iliade teatrale)

Abstract

La lettura di Incursioni, recente volume di Salvatore Settis, riporta alla memoria di Gabriella De Marco il potente allestimento dell’Iliade messo in scena dal Teatro del Carretto, per l’adattamento e la regia di Maria Grazia Cipriani. Il rapporto di continuità nelle arti, con la memoria dell’antico, con il passato, con la tradizione diventa una sorta di fil rouge che guida la ricerca di Settis. Tra gli spunti di Incursioni vi è la certezza, che “tra antico e contemporaneo non c’è netta frattura, ma una perpetua tensione, che, continuamente si riarticola nel fluire dei linguaggi” . La mise en scène del Teatro del Carretto stabilisce un rapporto con la memoria del passato inteso non come un nostalgico vagheggiamento di un tempo ormai perduto, ma come consapevolezza del presente. Un presente volto a coniugare il mito, la memoria, non con il folclore ma con l’antropologia culturale. Il passato, dunque, non è un calco, sembra ricordarci lo spettacolo messo in scena dal gruppo teatrale toscano, la cui ricerca pur continuamente rinnovandosi attinge alle fonti del passato, nutrendo l’attualità del tempo presente. Analogamente a quanto ci dice, pur se mediante percorsi diversi, William Kentridge attraverso Triumphs and Laments, il grande fregio allestito sui muraglioni del Tevere e tra le più significative opere di arte urbana del nostro tempo. L’individuazione, la selezione e la costruzione delle fonti sono alla base del complesso, quanto accurato, lavoro di Kentridge. Triumph and Laments è espressione incontestabile di come storia e filologia diventino sia nella prassi artistica sia nella prospettiva storiografica, una sorta di stella polare come conferma la lettura che ne fa Settis in Incursioni dalle cui pagine affiorano temi e categorie centrali nella teoria critica del Novecento. Incursioni ha, dunque, colpito nel segno avviando una fitta serie di ragionamenti destinata, probabilmente, a farsi sistema. E in ciò risiede la forza di questo prezioso volume: molte e avvincenti finestre tematiche si aprono a partire dalla lettura del fregio realizzato, nel cuore di Roma, da William Kentridge sui muraglioni del Tevere. Kentridge ci costringe a ricordare, a riflettere. Nella lunga sequenza disegnata sulle sponde del Tevere guarda al passato non appiattendolo in letture affrettate, non banalizza perché attinge al tempo della storia, selezionando e prendendo posizione, offrendo diversi livelli di interpretazione e realizzando un intervento che, nonostante la sua voluta natura effimera, è destinato a durare.