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ELISABETTA DI STEFANO

Il "De equo animante" di Leon Battista Alberti: una teoria della bellezza?

Abstract

Il De equo animante si presenta come un trattato tecnico ed erudito, piuttosto che artistico, in quanto rielabora notizie attinte dalle auctoritates in materia di ippologia. Tuttavia, a partire dal concetto di “vitalità”, messo in rilievo fin dal titolo, è possibile individuare due percorsi che consentono di rileggere il testo all’interno dell’estetica albertiana: il primo si snoda in seno stesso alla teoria della bellezza e mette in luce una concezione estetica che si risolve nella funzionalità; il secondo interpreta il concetto di “vitalità” nel senso dell’enargeia, della “vivezza rappresentativa”, qualità fondamentale delle opere d’arte. A conclusione di queste analisi e alla luce dell’osmosi che nel Quattrrocento legava riflessione artistica e scientifica, si comprende che anche uno scritto tecnico, come il De equo animante, può avere valenza estetica, secondo una chiave di lettura non settoriale e depauperante, ma aperta a cogliere le idee estetiche presenti anche in contesti lontani da quelli più specificatamente artistici.