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ELISABETTA DI STEFANO

La cornice e il ritratto. Riflessioni estetiche sulla "soglia" dei libri

Abstract

Attraverso l’analisi di alcuni frontespizi si tenta di esaminare le precipue modalità con cui le considerazioni sviluppate da vari filosofi (Simmel, Ortega y Gasset) sul valore simbolico della cornice possano estendersi anche alla soglia del testo; questa, d’altronde, anche graficamente, assume spesso la forma iconica di una cornice - generalmente di tipo vegetale, istoriato o architettonico - presentando, analogamente a quella dei quadri, uno stile più razionale e geometrico o più sontuoso e scenografico, secondo il gusto dominante. In una civiltà abituata più alla visualità che alla lettura, le immagini del frontespizio, la cornice con le sue raffigurazioni allusive al contenuto, e ancora di più il ritratto, svolgono un importante ruolo persuasivo o ermeneutico e pertanto non devono essere considerate alla stregua di semplici ornamenti. In tal senso il frontespizio condivide lo statuto di parergon, proprio dell’ornatus retorico e delle cornici dei quadri (ma anche della firma dell’autore, del titolo, della didascalia, etc.) che, secondo Derrida, sarebbero insieme marginali e centrali rispetto a ciò che consideriamo l’opera vera e propria (ergon). L’illustrazione del frontespizio, con la sua posizione privilegiata ad apertura di libro, rappresenta un potente mezzo comunicativo. I messaggi espressi attraverso l’interazione dell’elemento verbale e di quello visivo hanno una finalità informativa e, soprattutto, promozionale. Spesso la prima pagina del libro presentava immagini di archi, porticati o sontuosi portali d’ingresso che assumevano una valenza simbolica, presentandosi metaforicamente, come ‘soglia’, per dirla con Genette, volta a introdurre il lettore verso il sapere.